La Commissione europea ha presentato alcune proposte per introdurre un tetto massimo dinamico di prezzo per il gas importato nell’Unione europea. I dettagli sullo strumento, però, sono rimandati a un secondo momento: prima occorrono input da parte degli Stati membri, ancora divisi sulla questione. La proposta include un “price cap dinamico” temporaneo per gli scambi regolati dal sistema TTF dei Paesi Bassi, mercato che norma il prezzo di riferimento per il commercio del gas naturale in Europa. Il limite di prezzo, ancora da definire, sarebbe temporaneo: resterebbe in vigore fino a quando l’Ue non metterà a punto un nuovo indice di prezzo da affiancare al TTF che rifletta meglio la crescente importanza del gas naturale liquefatto (GNL) sul mercato comune.

La decisione, in caso, non avrebbe bisogno dell’unanimità. “L’art. 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea lo permette“, dice l’europarlamentare leghista Antonio Maria Rinaldi (gruppo Identità e Democrazia).”Si va verso quello che ha richiesto l’Italia. Ho letto le dichiarazioni della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: non ci ho capito nulla, nonostante le abbia analizzate diverse volte. Una cosa però mi è chiara: a livello tecnico il meccanismo è da decidere, quindi in realtà non hanno deciso nulla. Sono 8 mesi che vanno avanti con le proposte, ma nel mentre il contatore sta continuando a girare. Ci stanno prendendo in giro, non c’è tempo. Oggi, in plenaria, ho detto che la colpa è della Commissione: doveva fare uno studio di impatto preventivo sulle conseguenze delle sanzioni alla Russia. Non sono le sanzioni il problema, ma la mancanza di una analisi su quel che sarebbe successo alle tasche dei cittadini. Rischiamo di mandare in bancarotta le aziende e di distruggere i bilanci familiari. Tutti i Paesi membri si sono mossi in modo autonomo. Questo ha creato squilibri enormi: la Germania ha speso 200 miliardi, questo significa che le aziende tedesche potranno avvalersi di aiuti ed essere competitive, tutte le altre, Italia compresa, no. Questo, in un mercato unico, è intollerabile“.

Anche Leonardo Becchetti, Professore ordinario di Economia presso l’università Roma Tre, ha commentato l’iniziativa europea: “Stanno cercando di mettere in atto un circuit breaker, meccanismi che bloccano il mercato quando la speculazione è eccessiva, una cosa che peraltro nel mercato esiste già. La misura ha di sicuro un impatto sulle aspettative, ma è difficile da realizzare. La Russia non ragiona come un agente razionale, potrebbe anche decidere di chiudere del tutto i rubinetti. Chi paga? Le aziende energetiche? Gli Stati? I primi segnali sono positivi, ma il problema delle aspettative è che se poi deludi i mercati hai un effetto di rimbalzo molto negativo e rischi conseguenze disastrose“.

Va detto – precisa Rinaldi – che i prezzi sono anche scesi perché gli stoccaggi per l’inverno sono ormai pieni e quindi compriamo meno rispetto all’estate. Quello che non mi è piaciuto della proposta di von der Leyen è che dovremmo mettere in comune gli stoccaggi. Siccome Italia e Germania hanno gli stoccaggi più grossi, non vorrei che rimanessimo fregati. Inoltre, già Paesi Bassi e Germania hanno detto che non sono convinti della misura, a questi si è aggiunta anche l’Austria e chissà che il numero degli scettici non aumenti“.