«I reati per i quali si procede sono, principalmente, il falso nelle comunicazioni sociali e le false comunicazioni rivolte al mercato, trattandosi di società quotata nel mercato telematico azionario». E’ quanto si legge in un comunicato della Procura della Repubblica. Comunicato che, tradotto in sostanza, esprime sospetti sul falso in bilancio della Juventus.
Sono arrivate nella notte indiscrezioni secondo cui sarebbe addirittura stata respinta dal gip una clamorosa richiesta di domiciliari per il patron Andrea Agnelli e altri indagati. Insomma, le indagini – finite ieri – sul caso plusvalenze si chiude (mediaticamente) col botto.

Se poi ci sarà anche sostanza nelle altisonanti accuse non lo si scoprirà in tempi brevi. Due sono le contestazioni principali: da una parte le plusvalenze che secondo la Procura erano «fittizie», non producendo un reale flusso di cassa; dall’altra la cosiddetta «manovra stipendi», espletata nella primavera del 2020, causa di forza maggiore, ovvero causa Covid.
Sulla prima si è ampiamente dibattuto e sappiamo bene quali sono i punti focali: stabilire il reale valore di mercato di un calciatore è pressoché impossibile. Nessun software specializzato è in grado di fare giurisprudenza su questo, visto che se due club si accordano su una cifra è poi difficile dimostrare che in realtà sia “gonfiata”.

Sul caso pagamenti invece facciamo un passo indietro: nella primavera 2020 i calciatori della Juventus avrebbero rinunciato a 4 mensilità di stipendio per non gravare sul bilancio, ma in realtà non era un a vera e propria rinuncia. Trattasi di dilazione, ovvero le 4 mensilità ‘spalmate’ successivamente. Il problema riguarderebbe le comunicazioni ufficiali che non sarebbero state fatte dal club.
Difficile valutare i rischi penali e sportivi, impossibile fare un quadro prima di metà 2023.