La guerra russo-ucraina è diventata un grande problema, ormai questo è un dato di fatto. Ad accorgersene però sono anche i membri dell’alta amministrazione statunitense, i quali probabilmente si stanno muovendo con gli omologhi russi verso una trattativa, che attualmente rimane segreta. Lo scopo sarebbe quello di porre fine al conflitto. A non essere d’accordo, secondo quanto riportato dal retroscenista Marco Antonellis, direttore de Il giornale d’Italia, sarebbe Zelensky, che vorrebbe la capitolazione di Mosca.

Ci sono due chiari segnali che farebbero capire che tra Russia e Stati Uniti c’è un dialogo: dopo l’abbattimento, a seguito di un’esplosione, del ponte di Kerch, che collega Crimea e Russia, gli americani hanno accusato pubblicamente, attraverso un articolo del New York Times, l’Ucraina. L’intelligence americana inoltre ha ritenuto che dietro l’omicidio di Darya Dugina, la figlia di Aleksandr Dugin, ideologo di Putin nonché nemico dell’Ucraina, ci fossero proprio i servizi ucraini. Insomma, trovare un accordo è complesso: non bisogna dare poteri operativi maggiori a Putin, ma allo stesso tempo bisogna anche convincere Zelensky a non fare mosse azzardate.

Marco Antonellis, rispetto al trattato segreto tra Russia e Stati Uniti, afferma: “Hanno capito finalmente che la situazione rischia di degenerare e quindi negli ultimi giorni hanno iniziato a parlare tra di loro. Quei segnali da parte degli USA che Putin voleva sono arrivati. Ci sono delle trattative in corso. Il problema è da un lato convincere Zelensky a non fare mosse azzardate e dall’altro lato dargli qualcosa per invitarlo a fermare la guerra. Bisogna trovare poi un posto per Putin: c’è chi sta muovendo l’idea di dargli una sorta di presidenza onoraria della Russia, senza poteri operativi in più”.

Antonellis sottolinea anche che per porre fine a questo conflitto servirebbe l’intervento di qualcun altro: “Questa guerra rischia di segnare l’apertura di altri focolai in giro per il mondo, è bene per tutti che finisca il prima possibile. L’Occidente però da solo non ce la fa, servirebbe anche il supporto della Cina. Il problema però è che la Cina è legata mani e piedi a Putin, quindi si potrà fare qualcosa quando Pechino si unirà agli Stati Uniti e insieme vorranno veramente la fine del conflitto”.