La variazione del salario medio reale dal 1995 al 2020 ha visto una crescita prossima al 15% per Belgio, Olanda, Austria; crescita compresa tra il 15% e il 35% per paesi come Germania, Francia, Lussemburgo e Finlandia; superiore al 35% per il Regno Unito, al 55% per l’Irlanda, al 95% per la Polonia.

Per l’Italia?

Per l’Italia la variazione in termini reali in un quarto di secolo è stata prossima allo zero. Fonte: elaborazione centro studi Masterbank su dati OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development).

Nella serie storica di breve termine, per effetto della pandemia, l’Italia è il paese che ha sofferto di più economicamente con una variazione di salario medio annuo reale del -6,1% nel 2020 rispetto al 2019.

In un quarto di secolo, a seguito dell’entrata nell’euro – si ricordi però che le manovre sono antecedenti, a partire da metà anni ’90 per adeguare i bilanci pubblici – il risparmio delle famiglie italiane è passato da oltre il 16% del’95 al 2% del 2019.

Spieghiamo meglio

Il salario medio reale in 25 anni non è praticamente variato in Italia. Tutti gli altri paesi hanno beneficiato della situazione euro – chi più, chi meno – che per l’Italia è stata un disastro perché l’euro era una moneta troppo forte, dunque ci ha penalizzato sulle esportazioni (molto importanti per noi).

Nel breve termine, per effetto della pandemia, l’Italia ha avuto una variazione negativa del salario medio del 6,1%: per 25 anni siamo stati fermi, poi negli ultimi 2 abbiamo avuto anche un tracollo.

La nostra classe politica deve tenere conto di queste cose creando lavoro, un lavoro altamente retribuito: non parlo del reddito di cittadinanza. Serve dare lavoro. Diamo alla gente il lavoro di cittadinanza.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi


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