Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, nel corso della riunione informale dei ministri della Difesa Ue, ha ribadito “l’incondizionato sostegno a Kiev” e in aggiunta ha affermato: “stiamo provvedendo a garantire mirate attività addestrative al personale ucraino per rendere più sicuro l’impiego dell’armamento”. La notizia ha subito suscitato clamore.

Secondo il filosofo Paolo Becchi “stiamo raggiungendo i livelli più assurdi. Noi li dobbiamo istruire affinché non si facciano male, perché non sanno neanche usare le armi. Ma, aldilà di questo, quanti centinaia di ucraini (giovani soprattutto) sono già morti o muoiono tutti i giorni? E noi cosa facciamo? Tentiamo di prolungarli? Io non capisco, è assurdo pensare di continuare questa guerra che sta massacrando soprattutto la popolazione ucraina”. E continua: “Io mi chiedo: non si può discutere degli aumenti del gas perché questo è un governo per gli affari correnti ma invece possiamo addirittura entrare in guerra con un governo che è degli ‘affari correnti’? Io credo che dovevano bloccare tutto e vedere cosa avrebbe deciso di fare su questa guerra il prossimo governo. È il caso di iniziare una trattativa del genere o di iniziare una collaborazione del genere quando siamo praticamente sotto elezioni? Si poteva aspettare e vedere che cosa, in un secondo momento, avrebbe deciso il nuovo governo. Ma sono decisioni da ‘affari correnti’ queste?”

Che dire invece del caso Spagna e Portogallo che da maggio hanno introdotto un meccanismo di compensazione che assomiglia a un tetto al prezzo del gas? La soglia è provvisoriamente fissata a 40 euro a megawattora: se le aziende energetiche acquistano il gas a prezzi più elevati vengono compensate quotidianamente dallo Stato. Si potrebbe fare anche in Italia? “Potrebbero farlo anche da noi ma qui c’è la scusa degli ‘affari correnti’. Non ha senso: un’emergenza del genere va affrontata nonostante gli ‘affari correnti’. No, ne discuteranno nel prossimo Consiglio europeo. Dato che è una situazione di emergenza hanno anticipato il Consiglio metà settembre. Ma se la situazione è di emergenza, bisogna farlo subito. Noi non prendiamo decisioni, perché le decisioni devono essere prese dall’Unione Europea, l’UE ha detto che la situazione è eccezionale, ecc. però sposta la cosa tra dieci giorni”.

“Il problema fondamentale oggi non è addestrare gli ucraini perché si salvino dagli attacchi russi. Io non riesco a capacitarmi. Ormai non si può neanche sollevare una domanda che vieni denunciato. Io non so come si possa pensare di arrivare ad un dibattito di questi tempi. Come si può pensare di prendere una decisione sul gas dopo le elezioni? Tra le trattative, una cosa e l’altra, arriveremo ad ottobre. Da qui a ottobre cosa faremo? Francamente non capisco”.