Non sta passando inosservata la visita di Nancy Pelosi a Taiwan. La Speaker della Camera è atterrata a Taipei con l’obiettivo di “preservare la democrazia qui e nel mondo”. Non si è fatta attendere la reazione di Pechino che, in tutta risposta, ha annunciato “operazioni militari mirate”. E non manca neanche chi ha visto nella visita della Pelosi una vera e propria provocazione nei confronti della Cina, che da tempo rivendica la propria sovranità su Taiwan, secondo il principio dell’‘Unica Cina‘.

Il modello esportato da Washington starebbe vacillando. Il Prof Alessandro Meluzzi spiega in diretta che “ogni società ha una teoria del potere. Adesso stiamo riscontrando i limiti di un modello che finché produceva automobili, alcol, elettrodomestici, telefonini e cibo e lo doveva vendere emettendo denaro a debito ha funzionato. Quando ha dovuto entrare nella logica nella quale bisognava governare non più i consumi ma i consumatori (possibilmente, nell’ideale, mettendo loro un microchip nella testa perché comprano, vendano e facciano tutto esattamente come hanno deciso gli emettitori del denaro), siamo entrati in questa situazione”.

Cosa si nasconde però dietro il viaggio di Nancy Pelosi? Il Prof. Alberto Contri ne evidenzia un’anteprima: “Un mio amico lavora nell’amministrazione americana della sicurezza e mi ha spiegato cosa sta facendo la Pelosi: negli Usa c’è la sensazione che alle elezioni di mid-term i democratici prenderanno una botta spaventosa, quindi – come sempre avviene nella storia – quando hai problemi a casa ti cerchi nemici fuori. Questo perché quando c’è un pericolo esterno, il popolo tende a unirsi sotto l’amministrazione del momento. Adesso quindi stanno andando a Taiwan per rompere le scatole alla Cina e far succedere qualche incidente”.

Dello stesso avviso il Prof. Mariano Bizzarri, aggiungendo un’analisi approfondita: “Questa vocazione degli Stati Uniti a essere gendarmi del mondo non è di oggi. Funzionava negli anni ’50-’60-’70, oggi questa visita della Pelosi avviene a distanza di circa un anno dalla fuga degli americani con la coda tra le gambe da Kabul. E l’obiettivo qui è di distogliere l’attenzione dagli enormi problemi che hanno gli Usa, che si trovano in una situazione di pre-guerra civile.