Ha fatto molto discutere negli anni Novanta il cosiddetto ‘Metodo Di Bella’, quella terapia per il trattamento dei tumori ideata dal medico Luigi Di Bella, che balzò agli onori della cronaca riscuotendo grande interesse da parte dei media e del pubblico. Oggi ad aver preso le redini di quel metodo è Giuseppe Di Bella, figlio di Luigi, che nonostante la bocciatura arrivata nel 2005 da parte Presidente del Consiglio superiore di Sanità Mario Condorelli non si è mai fermato. E adesso torna a parlare del metodo di suo padre non più come di una soluzione efficace al cancro ma anche ai virus.

Una soluzione anche contro il Covid-19

“Pubblicheremo a breve una ricerca che dimostra come ogni singolo componente della nostra terapia, oltre che essere un potentissimo anti-tumore, è anche un potentissimo anti-virus. Si tratta di componenti, di molecole che non hanno un corrispettivo a livello di farmaci: sono tre retinoidi, ci vogliono tutti e tre e agiscono su tutti i livelli dell’immunità. L’effetto importante è che questa loro risposta è sinergica con quella della vitamina C, della vitamina D3, della melatonina e dell’adenosina. Per questo non abbiamo perso nessun paziente oncologico che abbiamo in cura, racconta il medico.

I benefici della terapia Di Bella rispetto a quella oncologica

“La cellula tumorale ha una formidabile vitalità rispetto alle cellule sane. Aspetto di cui bisogna tener conto e che, secondo me, è ancora sottovalutato. Una cellula tumorale è in grado di fare dei percorsi che una cellula sana, che è fissa e stabile, non fa, fino ad arrivare al cervello. E cioè fino a raggiungere il massimo grado di aggressività. La terapia Di Bella parte proprio dalla capacità proliferativa: bisogna togliere alla cellula tumorale l’energia che le serve per moltiplicarsi, per le sue funzioni vitali metaboliche e per spostarsi. Questo metodo non è una contrapposizione all’oncologia. Invito a valorizzare molecole che hanno un ruolo fondamentale, logico e documentato: l’ormone della crescita attiva una cascata di fenomeni proliferativi. Quindi, il primo elemento di differenza tra la terapia biologica da me proposta e l’oncologia è proprio che l’oncologia non interviene su questo punto. Il nostro metodo interviene sul punto critico della proliferazione della cellula tumorale, in particolare attraverso l’impiego in funzione anti-tumorale dell’inibitore specifico che agisce diminuendo e bloccando la capacità di proliferare della cellula tumorale, togliendo energie alla sua riproduzione”.

Guarire con meno chemioterapia

“Nella terapia Di Bella, a differenza di quella oncologica, c’è poi una presenza di chemioterapico a bassissime dosi. Il che consentirebbe di raggiungere in ogni caso l’obiettivo dell’inibizione della proliferazione della cellula nonché della sua capacità di mutare e acquisire sempre maggiore resistenza. Se diamo una microdose di chemio non ottengo l’effetto che ottiene la terapia oncologica, cioè l’uccisione per tossicità della cellula tumorale. Ottengo invece l’effetto di costringerla a ripercorrere un ciclo vitale normale: avendole sottratto l’energia e avendole impedito di mutare, quella piccola quantità giornaliera di chemioterapici la costringe un po’ per volta a ripercorrere un ciclo cellulare normale, che finisce con l’invecchiamento e con la morte”.

Addio intervento chirurgico

“Se l’oncologia mondiale disponesse di terapie, come loro stesse le definiscono, ‘di provata efficacia’, la chirurgia oncologica non esisterebbe più. Invito tutti i miei colleghi a fare una ricerca sulle banche dati mondiali ufficiali e trovare un caso di tumore solido guarito grazie alla terapia medica dei tumori senza intervento chirurgico. Quei casi che trovate sono guariti con il metodo Di Bella. Perché l’oncologia non riesce a guarire i tumori senza ricorrere all’intervento? Riescono a mantenere il controllo della proliferazione per tempi limitati perché poi la cellula tumorale sviluppa sempre di più la sua capacità insita di mutazione, quindi di resistenza e aggressività. Per cui, a un certo punto, qualsiasi protocollo chemioterapico viene superato dalla chemio-resistenza, i protocolli radioterapici dalla radio-resistenza e così via. Se non si interviene inibendo queste capacità, rimarrà solo la chirurgia e non saranno in grado di curare stabilmente alcun tumore con la terapia medica. La nostra non è una polemica, bensì una richiesta di attenzione a valorizzare delle molecole biologiche di cui è documentatissimo in letteratura l’effetto antitumorale. La mia ambizione è cercare di vedere se si può far campare qualcuno di più e meglio. Persone che non sopravvivrebbero, con queste terapie lo farebbero, e lo abbiamo documentato”.