Adesso pare che i superpoteri di quello che fino a ieri veniva osannato a reti unificate – con il ridicolo nome di battaglia di “Super Mario” – si siano esauriti.

Torna allora a fare la sua epifania il temutissimo spauracchio dello Spread, ed è curioso che lo Spread torni proprio ora che l’indice Rt iniziava a scendere. In fondo l’abbiamo detto più volte, la loro funzione è nel mutato contesto la medesima, sono tanto lo Spread quanto l’indice Rt barometri che segnalano quali e quante libertà dobbiamo di volta in volta mettere in congedo. Le borse si agitano, le minacce rivolte all’Italia si susseguono incontenibili in queste ore, ci viene detto apertamente che l’Italia è a forte rischio, ci viene egualmente segnalato senza perifrasi che la Lagarde non è Mario Draghi.

Mi siano allora consentite soltanto due riflessioni celerrime. In primo luogo non dimentichiamo che Mario Draghi ha mantenuto tutte le sue promesse, che non erano certo quelle di salvare l’Italia o di aiutarla a crescere tutelando magari l’interesse dei ceti medi e delle classi lavoratrici. Mario Draghi, vorrei ricordarlo, non rappresenta e non ha mai rappresentato l’interesse nazionale italiano, Mario Draghi ha sempre e soltanto difeso l’interesse della finanza no borders e della plutocrazia del blocco oligarchico neoliberale.

D’altro canto la priorità per l'”euroinomane” di Bruxelles ed ex Goldman Sachs Mario Draghi è sempre stata quella di salvare l’euro, whatever it takes, non certo l’Italia, cioè di salvare, diciamolo apertis verbis, non una nazione, una storia e un popolo, bensì una moneta privata e trans-nazionale, una moneta che è stata innalzata quintessenza del metodo neoliberale di governo delle cose e delle persone. L’euro, non ci stancheremo di sottolinearlo, è il fondamentale metodo di governo con cui l’Unione Europea attua la proprio essenza, la propria essenza di dispositivo che nobilitandosi con il venerando nome di Europa, massacra senza pietà i ceti medi e le classi lavoratrici. Ancora l’Unione Europea, nobilitandosi come Europa distrugge le identità e produce il trionfo del nichilismo liberal-finanziario, questo e non altro è Mario Draghi, egli non ha tradito, al contrario egli ha mantenuto puntualmente tutte le sue promesse.

Secondo rilievo che intendo celermente svolgere: dopo aver distrutto senza pietà la Grecia, ecco che l’Unione Europea vale a dire l’unione delle classi dominanti d’Europa contro i popoli e le classi dominate europee, si accinge ora a trascinare nell’abisso l’Italia, la quale è la novella vittima designata. La catastrofe delle Grecia, si badi, non è un errore o magari anche una sfortunata coincidenza, forse per qualcuno un fuorviamento imprevisto, tutto il contrario. Come disse un noto teologo bocconiano ed ex Presidente del Consiglio in Italia: la Grecia rappresenta il più grande successo dell’euro. Ciò significa che la Grecia rappresenta la perfetta realizzazione delle politiche economiche e sociali per cui la moneta detta “euro” è stata concepita e posta in atto dalle classi dominanti d’Europa. Se la Grecia è il più grande successo dell’euro e se salvare l’euro è la cosa più importante – whatever it takes, Mario Draghi dixit – non stupisce allora che la difesa ad oltranza dell’euro da parte dei plutocrati del capitale cagioni la distruzione delle nazioni come già accaduto nel caso greco e come probamente sta per accadere anche con la sventurata Italia, di dolore ostello.

Insomma dopo la Grecia sembra essere giunta inesorabilmente l’ora dell’Italia, prepariamoci dacché questo è solo l’incipit. Come diceva il mio maestro Costanzo Preve: allorché il rinoceronte prende la rincorsa, la sola cosa sensata da fare sta nel provare a scansarsi il prima possibile dalla sua traiettoria. Fuor di metafora dobbiamo uscire dall’euro e dall’Unione europea prima che davvero sia troppo tardi.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro