Alla curva dei disoccupati dobbiamo aggiungere la curva degli inattivi in Italia. Se quindi sommiamo i due elementi e consideriamo la somma dei disoccupati e degli inattivi nella fascia di età dai 25 ai 34 anni, nel periodo storico dal 2004 al 2020, possiamo dedurre che il periodo dell’euro non ha risolto le problematiche occupazionali. Come veniva raccontato ai giovani alla fine degli anni ’90. Al contrario dal 2008 la percentuale dei disoccupati e degli inattivi è salita dal 32% circa fino al 43% circa, con punte prossime al 46% nel 2014. Pensare che quasi un giovane su due in Italia sia disoccupato o inattivo desta quantomeno sconcerto.

Il tema è di fondamentale importanza per un’economia che voglia definirsi umanistica. Lo scopo fondamentale di un sistema economico non dovrebbe essere, come è nel sistema capitalistico, tutelare la moneta, cioè l’euro. “Whatever it takes” diceva Draghi, cioè faremo qualsiasi roba per difendere l’euro non per difendere le famiglie. E infatti lo hanno fatto, se lo ricordano bene i poveri greci. Lo scopo di un sistema economico dovrebbe essere quello di tutelare le famiglie, le imprese e soprattutto l’occupazione delle singole persone. E ancora di più dare un futuro ai giovani. Questo dovrebbe essere lo scopo scritto a chiare lettere, a qualsiasi prezzo, a qualsiasi condizione. Invece nulla di tutto questo è stato fatto.

Pensare che quasi un giovane su due in Italia dai 25 ai 34 anni sia o disoccupato o inattivo, con punte preoccupanti nel centro-sud e nel mondo delle donne, è qualcosa di aberrante dal mio punto di vista. E il fatto che la classe politica non si occupi di queste cose ha una spiegazione semplice: non è fatta di persone che conosce o ha mai vista un’azienda o sa che cosa voglia dire condurre uno studio professionale.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi