“Noi, come associazione di categoria ci siamo impegnati per dare una voce agli ultimi, a chi è stato abbandonato. Abbiamo dato una casa a chi si è sentito abbandonato. Abbiamo avuto la forza ma anche la sfrontatezza di andare contro i ‘mammasantissima’ della rappresentanza. Il Governo Draghi che ha definitivamente sancito la volontà politica di voler cancellare un’intera categoria”. Paolo Bianchini, Presidente nazionale MIO Italia, interviene così alla Camera durante la Conferenza Stampa del 12 maggio 2022. A fianco di Gianluigi Paragone e l’Onorevole Jessica Costanzo, Bianchini si schiera dalla parte degli imprenditori che hanno visto prediligere solo gli interessi dei grandi gruppi finanziari in questi due anni di pandemia, surclassando le piccole e piccolissime aziende, lasciandole a un fato disastroso.

“Noi in due anni abbiamo fatto più macello di altri e prodotto in termini di proposte concrete (materiali, emendamenti) di storiche associazioni che spesso stanno qui a far finta di protestare per poi dopo la notte mettersi d’accordo con il Governo. Dobbiamo dare speranza a chi oggi ha deciso di non andare più a votare. La politica è morta perché ha abdicato alla finanza speculativa”. Speranza che vede come obiettivo la concretizzazione di valori come conservazione, valorizzazione e fruizione di tutta la nostra nazione, ricordando l’importanza del patrimonio culturale e storico italiano: “Noi in due anni abbiamo fatto più macello di altri e prodotto in termini di proposte concrete (materiali, emendamenti) di storiche associazioni che spesso stanno qui a far finta di protestare per poi dopo la notte mettersi d’accordo con il Governo. La sfida che abbiamo lanciato alle associazioni di categoria a livello nazionale è rischiosa, ed è la stesso progetto ambizioso che vogliamo lanciare dal punto di vista della rappresentanza politica. Queste persone hanno necessità di avere al loro fianco persone che hanno a cuore l’Italia. Tutti parlano ma non c’è nessuno che fa”. Una parte delle aziende si trova in enorme difficoltà per la gestione disorganizzata e lasciva di liquidità, burocrazia, Iva e fisco. Oltre a rimarcare questo concetto e sostenere chi ne ha bisogno, il Presidente nazionale di Mio Italia non risparmia le parole nel fare nomi e cognomi di chi ritiene responsabile di tanta non curanza, denunciando perciò sia il ‘bisognoso’ che chi lo ha reso tale: “Il Ministro Franceschini da quant’è che è Ministro dei beni culturali? Abbiamo perso il conto. Il Partito Democratico gestisce il Ministero dell’Economia e delle Finanze da vent’anni, ininterrottamente. Se questa Italia è a livello economico e di fruizione del patrimonio storico-artistico in questa situazione c’è un nome e cognome e sono coloro che prendono ordini dalla famosa finanza di Bruxelles e che portano a compimento gli ordini per affossare quello che noi abbiamo di prezioso”.

La denuncia non si ferma al modus operandi esclusivo delle vecchie associazioni di categoria, infatti anche sul fronte social e comunicativo “non ci fanno parlare, ci bloccano. C’è una censura che Draghi si è comprato con l’incontro con Zuckerberg. Lì non ci fanno parlare, ho il profilo bloccato da un mese, andremo a parlare nelle piazze e nelle aziende, con le persone che vivono la vita reale”.