Dal 9 all’11 maggio Mario Draghi andrà negli Stati Uniti, ma questa volta fate attenzione perché abbiamo una certezza in più: Mario Draghi verrà premiato come politico dell’anno all’Atlantic Council, sul cui sito scrivono che si tratta di un’organizzazione nata per promuovere la leadership statunitense nel mondo (cosa che fino ad oggi ha avuto bisogno di guerre per essere consolidata).
Quindi Draghi, in tempo di guerra, non sta andando a prendere il premio da un’organizzazione nata per promuovere la pace, ma per appoggiare la leadership americana che in caso di pace tra Russia e Ucraina verrebbe compromessa.

Ora, secondo voi, perché chi promuove la leadership americana vede in Draghi il politico dell’anno?
Perché Draghi ha accettato di porre in essere politiche che alimentano la guerra. Quella guerra che sappiamo impoverire l’Europa, che mette in discussione la Russia, ma che sicuramente serve per rilanciare la leadership americana. Perciò Draghi va premiato in quello specifico contesto; anche perché quel premio diventa per Mario Draghi un lasciapassare per avere accesso – nel prossimo futuro – a organizzazioni atlantiste, se non addirittura alla NATO.

Pensate che come imprenditore dell’anno verrà premiato Claudio Descalzi, colui che addirittura ha rinunciato ad un gasdotto con la Russia per non ostacolare gli interessi degli Stati Uniti.
Se voi pensate che noi possiamo veramente accettare di essere guidati in tempo di guerra da chi fa gli interessi di organizzazioni che hanno bisogno della guerra per raggiungere la propria mission, io credo che invece sia qualcosa di una pericolosità inaudita e che noi non ci perdoneremo mai di aver fatto finta di non vedere.

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