Ai tempi nei quali l’Italia era divisa in Comuni, uno di questi in particolare emerse tra i tanti come soggetto in grado di erogare finanziamenti agli altri, compreso i regni stranieri: Firenze.
In quel modello il governo della città era particolare; intanto i reggenti pro tempore duravano al Governo un tempo molto breve, due mesi, secondariamente erano eletti in modo casuale tra i rappresentanti del popolo, erano cioè estratti a sorte. La terza caratteristica del modello era che i governanti erano estratti tra i rappresentanti delle categorie economiche del tempo, vale a dire dalle corporazioni dei vari tipi di attività che oggi definiremmo “professionali” o “imprenditoriali”.

Quando l’Italia era il faro del mondo, la nazione più importante – e ancora non si chiamava Italia – con un popolo scandito in province di cui parlavano i grandi poeti medievali (tra i quali certamente Dante); quella Firenze lì era un esempio per vari motivi.
Abbiamo detto che intanto i politici duravano poco, erano estratti a sorte ed erano rappresentanti delle categorie economiche: delle tre variabili di questo modello è la terza che mi preme rappresentarvi. Gli uomini politici erano sostanzialmente dei governanti provenienti dalle corporazioni imprenditoriali o professionali: si faceva quindi esattamente l’opposto di ciò che si fa da qualche decennio in Italia. Proprio per questo il nostro Paese è destinato a fallire, perché non si ha più rispetto dei liberi professionisti e degli imprenditori.

Naturalmente la mia è una posizione di parte, ma la potete prendere come una posizione di un pazzo che non vi chiede un voto, dunque non chiedendovi nessun voto, esprimo ciò che credo sia la verità: un paese che non ha più rispetto dei liberi professionisti e degli imprenditori è destinato a fallire.
Questa è la visione di base dell’Economia Umanistica.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi