Folle entusiastiche applaudono a questa novella follia, a prescindere dal livello di scolarizzazione del plaudente. Sono veramente convinte le folle che il male sia l’inflazione e non la disoccupazione. Anzi si convincono milioni di persone del fatto che la seconda sia un male necessario, incomprimibile, una sorta di scotto da pagare per tenere sotto controllo la prima.

Così decine di milioni di persone in Italia e centinaia di milioni di persone nel vecchio continente diventano vittime di questo sortilegio collettivo. La fiducia incrollabile nei mercati che si regolano da soli, la liberalizzazioni delle merci e delle persone, la privatizzazione dello stato, sono solo tappe intermedie al raggiungimento dell’obiettivo principe delle divinità pagane: la cessione della sovranità monetaria degli Stati.

Il punto fondamentale è che il rischio ora non è l’inflazione ma la stagflazione. Il rischio è una crescita dell’inflazione in una situazione di economia stagnante. Avere convinto per decenni le persone che lo scopo fondamentale della banca centrale era controllare e difendere una moneta, quando Draghi infatti pronuncia il famoso Whatever it takes sta parlando di difendere la moneta Euro non la collettività, ha condotto all’idea per la quale è necessario un livello minimo di disoccupazione per evitare che l’aumento dei salari si scateni sui prezzi.

Questa idea folle è stata praticata in Europa e una disoccupazione del 10%-11% viene considerata qualcosa di fisiologico quando in realtà è una disgrazia per la popolazione. Quindi questa narrazione, l’idea della fiducia incrollabile nei mercati che si regolano da soli, la liberalizzazione delle merci e delle persone, soprattutto la privatizzazioni delle aziende di Stato, che noi cominciamo proprio con il prof. Draghi, sono state proprio delle tappe necessarie per raggiungere il loro obiettivo fondamentale: la cessione monetaria dello Stato.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi