Nella pillola di ieri abbiamo letto la lettera che Chiara e il gruppo Telegram “Gli sportivi” hanno inviato al Presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio e alle associazioni sportive in cui centinaia di genitori di ragazzini reclamano il diritto allo sport impedito ai loro figli, denunciando che quelle che dovrebbero essere regole di contenimento del virus si stanno dimostrando in molti casi norme insensate, folli e pesantemente discriminatorie.

Oggi mi scrive Alessandra, una mamma disperata che ci fornisce le evidenze concrete di quanto folle stia diventando la società – soprattutto nei confronti dei più piccoli – a causa di questa isteria collettiva da paura del contagio, che fortunatamente si sta dimostrando quasi pari ad un’influenza nella maggior parte dei casi.
Ecco cosa scrive Alessandra:

“Ho due figli. La prima, diciassettenne, pratica da sempre la danza; il secondo, tredicenne, pratica calcio. Entrambi sono degli scout. Con queste direttive ingiuste ed antidemocratiche si vedono impossibilitati senza super green pass a fare quasi tutto, ma soprattutto viene loro negata la possibilità di praticare sport nonostante proprio l’OMS abbia sempre dichiarato che la pratica sportiva è il primo elemento di prevenzione dei fattori di rischio-salute.
Mio figlio frequenta gli scout da quando aveva 8 anni: un ambiente cattolico, educativo e fino ad ora sempre inclusivo, attento ai bisogni delle minoranze e alla promozione umana e sociale dei minori.
Per il momento mio figlio non è vaccinato contro il Covid-19 grazie al numero elevato di anticorpi riscontrati col sierologico. E’ partito però per il campo invernale di tre giorni con tampone negativo (requisito richiesto anche ai ragazzi vaccinati): sono partiti e tornati in pullman. Tornati tutti, tranne mio figlio al quale è stato impedito di salire e fare il viaggio di rientro di un’ora perché il green pass era scaduto: eppure era stato insieme a quei ragazzi tutti e tre i giorni condividendo con loro di tutto, tranne il pullman di rientro.

A voler essere precisi il green pass era scaduto a tutti, ma gli altri hanno fatto valere il vaccino. Sì, quello che non hanno ritenuto sufficiente da solo per il viaggio di andata. Solo mio figlio è stato caricato in automobile, suo malgrado e con le lacrime agli occhi, a nostra totale insaputa.
Come genitore che rispetta le regole, che paga le tasse e che cerca di essere comprensivo chiedo se questa è o non è una vera e propria discriminazione sotto il profilo giuridico e soprattutto umano. Parliamo di un ragazzino di 13 anni messo in un posto diverso dagli altri non perché positivo, ma perché diventato “potenzialmente pericoloso e contagioso” a causa di un green pass scaduto qualche ora prima. Tutti gli altri con tampone scaduto ma con super green pass in tasca, seppur potenzialmente contagiosi, hanno concluso il campo scout insieme. “Così dice la legge” ci siamo sentiti ripetere.

Mio figlio è stato quindi portato al punto di ritrovo ed è sceso dall’automobile mentre tutti gli altri scendevano dal pullman: vi sembra giusto tutto questo? Vi sembra normale?
Il gruppo ha osservato le regole” ci hanno detto. Eppure in quel gruppo più che altrove dovrebbero dare messaggi di tolleranza, di unione, di solidarietà, di fiducia verso l’altro. Si sta perdendo tutto, ce ne rendiamo conto?
Le regole per evitare il contagio vanno rispettate, siamo d’accordo, ma non si può non tenere più in considerazione il fattore umano. Mio figlio è stato per tre giorni con gli stessi ragazzi con cui doveva salire su quel pullman, e non si può far tornare un ragazzino da solo.
Come vogliamo chiamare quello che è accaduto? Superficialità? Follia? O vogliamo ancora nasconderci dietro le regole?
Un ragazzino umiliato e discriminato che ha pianto per due giorni e si chiede perché: per quale motivo negargli il desiderio (o forse il diritto) di essere trattato come gli altri?

Una domanda alla quale io, da mamma, non so dare una risposta, ma sono preoccupata e amareggiata per questa situazione di odio e indifferenza che sta creando sofferenze inutili. Di questo passo, dove andremo a finire?”

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