È accettabile paragonare cittadini in fila per il tampone Covid-19 a clienti in coda per il Black Friday? Un paragone apparentemente privo di senso ma che rivela il pensiero profondo del Generale Figliuolo. “Le file per i tamponi? Gli italiani fanno code anche per il Black Friday, serve pazienza». Queste le parole inquietanti del commissario straordinario per l’emergenza COVID-19.

Il confronto per quanto paradossale rivela il meccanismo punitivo alla base della gestione del tampone. Il cittadino paragonato a un cliente, un utente consenziente, disposto a pagare per un prodotto e in attesa di file senza fine. Il diritto al tampone come strumento diagnostico in tale ottica viene completamente cancellato sostituito da un atto interpretato come volontario, voluttuario e a scopo commerciale. Attraverso tale meccanismo logico le attese infinite per i tamponi non appaiono più inaccettabili ritardi, errori organizzativi del sistema sanitario, la negazione del diritto alla salute dei cittadini, ma accettabili effetti secondari. Il diritto ad un efficiente sistema sanitario si perde allora nel paragone del Black Friday e nelle nebbie del consumismo.

Un concetto che al Prof. Davide Tutino, con un passato da radicale e un presente da docente di storia e filosofia sospeso, proprio non è andato giù. Ascoltate il suo intervento a ‘Un Giorno Speciale’.

“Draghi tornasse al suo lavoro di banchiere e noi dobbiamo lavorare per questo attraverso la non violenza. Noi dobbiamo davvero lavorare ad una Norimberga della non violenza alla fine della quale dobbiamo dire: andatavene, avete sbagliato tutto, ma che rimanga agli atti quello che avete fatto. I tamponi fatti nel modo attuale sono anche una sorta di tortura psicologica a cui si è deciso di sottoporre la popolazione. Si è scelto che tu debba andare a comprare 48h di diritti umani e che tu debba farti la fila, tu devi dare il tuo tempo allo Stato, esattamente come quando nel ventennio c’erano le file per donare l’oro alla patria. Oggi doniamo il corpo alla patria e ogni 48h andiamo a genufletterci”