Quanto ci sta aiutando la tecnologia? Dall’avvento dei social media il concetto di comunicazione è cambiato radicalmente e con esso anche l’approccio dell’individuo all’informazione. Se il diritto di informare ed essere informati è riconosciuto e difeso dalla giurisprudenza, il monopolio di pochi grandi gruppi finanziari rischia di incrinare la capacità di scelta individuale grazie a meccanismi di manipolazione basati su i big data.

Elaborando pattern specifici di dati e utilizzando strumenti di microtargeting, i messaggi informativi possono essere manipolati e indirizzati da chi detiene le redini del sistema di profilazione e raccolta delle informazioni per avere un pieno controllo sulle masse. Così ipotizza il Professor Alessandro Meluzzi che, insieme a Fabio Duranti, evidenzia come la comunicazione giochi un ruolo importante sia per la diffusione di un pensiero unico, sia per lo sviluppo di una nuova forma di marketing in grado di aprire la nuova era del capitalismo: “La miglior forma di capitalismo non è più quella del marketing e dello sviluppo illimitato o fuori controllo o anarchico ma è quello cinese in cui quelli che producono, quelli che consumano e quelli che prestano il denaro sono la stessa élite.

Ecco l’intervento in diretta a “Un giorno speciale”.

Dalla dittatura del marketing al regime dei dati

“Siamo passati da quella che fino all’era berlusconiana poteva essere definita la dittatura del marketing. Qual era il limite del marketing? Era legato al fatto che nel marketing, se io devo lanciare una nuova linea di prodotti devo fare un sondaggio e per farlo dovrò fare un focus group. Chi dovrò mettere e escludere nel campione? Nel marketing conta solo l’opinione di chi non ha un’opinione. Tutto questo fino ad oggi attraverso la pubblicità ha generato un modello di mondo. Ma oggi non funzionava più, è diventato difficile produrre sempre nuovi oggetti e sempre e solo transazioni materiali e quindi quell’illusione di libertà basata sullo sviluppo senza limiti è stata sostituita dall’idea di un controllo molto più limitato, militare, tecnico e oppressivo sui comportamenti delle persone.

Il nuovo modello del capitalismo degli algoritmi

Non bastavano più i caroselli, gli spot e la pubblicità martellante. Ci voleva qualcosa che si avvicinasse di più al microchip, c’è qualcosa in grado di condizionare pesantemente e direttamente dall’esterno le condotte delle persone. La miglior forma di capitalismo non è più quella del marketing e dello sviluppo illimitato o fuori controllo o anarchico ma è quello cinese in cui quelli che producono, quelli che consumano e quelli che prestano il denaro sono la stessa élite. Questi medicastri, invece di andare a fare questi coretti come dei buffoni e pagliacci prendessero in mano una lampada da lettura e un qualche libro di storia”.