Snodo centrale dell’emergenza pandemica sono state le terapie intensive. Le percentuali di occupazione dei posti letto hanno giocato un ruolo cruciale sia nel contrasto al contagio ma anche nelle decisioni politiche su lockdown, chiusure e la mappa dei colori delle Regioni. Il sistema sanitario italiano è sembrato barcollare sotto i colpi del virus. Interi reparti di terapia intensiva sono collassati sotto la scure della pandemia, mentre parallelamente si è concretizzata l’insufficienza di medici e personale ospedaliero formato.

Analizzando nel dettaglio i dati relativi ai posti di terapia intensiva si notano elementi particolarmente critici. Ancor prima della pandemia l’Italia risultava 19esima nella classifica OCSE per posti letto ogni 100 mila abitanti. Una situazione già drammatica frutto dei progressivi tagli alla sanità e dei processi di privatizzazione delle strutture ospedaliere. Per una popolazione di 60 milioni di abitanti i posti letto in terapia intensiva disponibili erano 4095. Tale situazione non è stata colmata durante l’emergenza pandemica se non con un aumento, avvenuto solo nella fase successiva al picco della mortalità, di circa 3000 posti, una goccia nel mare. Paragonando tali dati con la Germania il confronto assume contorni da tragica farsa. Sorge allora un interrogativo drammatico: l’alto numero dei morti è frutto della virulenza del virus o dell’incapacità della politica sanitaria?

L’avvocato Mauro Sandri approfondisce il tema ai microfoni di Fabio Duranti per “Un giorno speciale”

In sede di causa collettiva contro il governo, il focus immediato è stata sulla realtà oggettiva e specifica. Il centro energetico della narrativa attuale è il mitico riempimento delle terapie intensive. Occorre partire dal dato che ci viene venduto dal mainstream: la percentuale di riempimento. Varato sul decreto 105 del primo green pass anche il quantitativo di rendimento delle terapie intensive che produce la mappa dei colori. Il quantitativo di riempimento delle terapie intensivo definisce il cambio di colore: si entra in zona gialla con il 20% delle terapie intensive piene, in zona arancione con il 30% e in zona rossa con il 40%. I numeri assoluti non vengono dati dal mainstream, se desse i numeri assoluti si creerebbe una grande problema. In una intervista del febbraio 2020 Burioni e Speranza dicono che l’Italia è preparatissima ad affrontare l’emergenza. Quale era il numero delle terapie intensive occultato dal mainstream?

L’Italia in marzo aveva 4095 terapie intensive per 62 milioni di abitanti, Eravamo al 19esimo poste OCSE nella graduatoria tra terapie intensive e abitanti. Questo è frutto della distruzione della sanità operata dagli stessi oggetti che ci governano. L’incendiario si trasforma in pompiere: 20 anni di tagli delle terapie intensive e posti letto producono questa problematica. Il governo ha due mesi per intervenire e non accade nulla. Sono rimaste le stesse terapie intensive anche nel picco di mortalità. Solo successivamente con il decreto dignità passiamo da 4000 a 7000, il nulla. A febbraio la Germania aveva 26.000 posti di terapia intensiva che dopo due mesi vengono implementati a 40 mila posti con 80 milioni di abitanti. Dobbiamo spostare lo scontro sul terreno scientifico dove abbiamo ragione. Oggi siamo ancora nettamente al di sotto delle media OCSE per posti terapia intensiva ogni 100 mila abitanti. L’emergenza sanitaria è quindi una creazione dolosa di chi la invoca, di coloro che hanno tagliato i posti di terapia intensiva”