Chi crea posti di lavoro? L’Italia è tra i paesi europei con il più alto numero di fallimenti societari dal 2008 ad oggi. L’economista Valerio Malvezzi è intervenuto ai nostri microfoni evidenziando come la posizione finanziaria dalle imprese è maggiormente precaria nel nostro paese rispetto ad altri paesi europei.

In particolare ha analizzato il ruolo degli imprenditori e di come, secondo lui, il percorso per l’avvio di un’azienda risulta tortuoso e non supportato a sufficienza dallo Stato. Il reddito di cittadinanza sembra essere stato un ammortizzatore a questa situazione, almeno questo è quanto lascia passare il nostro Governo, ma è stato davvero un elemento positivo per la società oppure è stato proprio questo a limitare quel supporto che oggi manca ai giovani imprenditori?

“Manca una cultura imprenditoriale, nessun politico in Italia sa parlare di impresa se non su discorsi di principio. Belli i ragionamenti morali ma non hanno alcun significato pratico se dopo disincentivi gli imprenditori a creare un’attività”. Così continua Malvezzi, che non ritiene il reddito uno strumento positivo per la crescita imprenditoriale. Assieme al suo team di ricerca ha ricostruito dei grafici, con dati alla mano, ricostruendo il percorso che ha portato il nostro paese a rimanere sempre agli ultimi posti nella catena di sviluppo aziendale europeo.

Ecco il suo intervento in diretta a “Un giorno speciale” assieme a Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

“Manca una cultura imprenditoriale, nessun politico in Italia sa parlare di impresa se non su discorsi di principio. Belli i ragionamenti morali ma non hanno alcun significato pratico se dopo disincentivi gli imprenditori a creare un’attività. Questo si scatena sui più deboli che sono i lavoratori dipendenti, i quali, in Italia, a differenza degli altri paesi, hanno i salari più bassi di Europa.

C’è una confusione sul significato del ‘Governo dei migliori’, bisogna distinguere (come facevano gli antichi greci) tra la plutocrazia e l’aristocrazia. La prima, da ‘Plutos’, significa il ‘Governo dei ricchi’. Allora se tu mi dici che questo è il Governo dei ricchi ne sono a conoscenza perché è l’espressione del mondo bancario finanziario mondiale ma non è l’aristocrazia, cioè ‘Oi Aristoi’, cioè i migliori. E questa è la risposta politica alla situazione. Io propongo una risposta individuale. Quando le cose vanno male tu devi entrare profondamente nella comprensione dei problemi che vuol dire non capire ma sentire, andare a un livello di profondità di analisi che l’uomo moderno non è più abituato a fare”.

Numero di fallimenti totali dal 2008 al 2020: “Il mondo si divide in privato e pubblico. E il mercato privato quando crea lavoro viene creato dagli imprenditori. Non c’è stata nessuna crisi finanziaria, c’è stato un cambiamento deliberato e pianificato di modello economico che deriva da una crisi morale e di valori. Il numero di fallimenti vede che tra Italia, Norvegia, Islanda, Belgio, Svezia, Finlandia, Olanda e Germania il numero di fallimenti più alti, guarda caso, è nel nostro paese. Come mai prima il mercato delle piccole imprese aveva un enorme successo planetario? La risposta è semplice: ci hanno cambiato le regole del gioco. Ed erano quelle dove noi avevamo una moneta flessibile, nella quale la produttività italiana era garantita da un modello basato su esportazioni di un certo tipo poi, a un certo punto, un accordo Germania e Francia ha comportato un cambiamento dello scenario. Non possiamo non considerare che ci sia un problema, le nostre imprese non riescono a stare più sul mercato ed è evidente che la spiegazione non è da bar”.

Costo per avvio di un’attività al 2019 (% su Reddito Reale pro capite): “Se noi non cambiamo la cultura, se non aiutiamo gli imprenditori a nascere, non riusciamo a creare posti di lavoro. Stiamo andando verso la cultura del reddito di cittadinanza. Ci vuole una robusta valutazione di tipo strategico e non invece gente che crea lavoro perché non ha più possibilità di fare il lavoratore dipendente o perché deve fare una finta partita IVA perché in realtà è costretto è farlo. E’ questa la situazione del nostro paese. Il nostro sistema è ‘bancocentrico’ e in quel sistema l’Italia ha il costo per l’avvio di un’attività imprenditoriale spaventosamente più alto che in tutti i paesi europei. Se noi vogliamo creare un sistema pensionistico che regge, dobbiamo dare lavoro ai giovani e non portare le persone a lavorare fino a 90 anni”.

Salario medio annuo al 2020: “Il salario medio italiano è ampiamente più basso della Francia, Germania, Finlandia, Austria, Belgio, Olanda, Lussemburgo. Noi abbiamo una situazione non competitiva perché i nostri lavoratori hanno uno stipendio più basso degli altri paesi europei”.