Il Green pass è divenuto ormai ‘accessorio’ quotidiano per i cittadini italiani, soprattutto dopo il decreto del 15 ottobre che ha introdotto l’obbligo del certificato verde anche all’interno delle aziende pubbliche e private. E il settore culturale?

Dall’11 ottobre è entrato in vigore un decreto-legge, approvato dal Consiglio dei Ministri che prevede la capienza consentita del 100% all’interno ed esterno dei locali di intrattenimento, sale cinematografiche e teatri. L’accesso è ovviamente consentito anche in questi casi solo con il Green pass.

Non tutti però sono d’accordo con queste nuove disposizioni che, se da un lato consentono la riapertura di copiose attività, dall’altro mettono alle strette i cittadini ancora refrattari sul vaccino. Non a caso vengono in questi giorni erogati più Green pass da tampone che da prima dose. Non tardano infatti a dilagare le manifestazioni contro questo modus operandi del Governo unico nel suo genere a livello mondiale. E’ anche per questo che nelle varie città italiano si sta infiammando. Cosa ci riserverà il futuro? La completa riapertura delle attività è uno specchietto per le allodole o ci sarà un reale miglioramento della situazione economica, sociale e culturale italiana?

L’attore e regista Sandro Torella risponde con un secco ‘no’: “Io evito di riaprire al pubblico con quei vincoli perché non li ritengo opportuni!”. Secondo il Direttore del Teatro Duse di Roma infatti la scelta di stabilire determinare ‘regole’ viene dettata da un’esigenza più privata che pubblica che non fa che tradursi in un favoreggiamento senza precedenti dei grandi privati multinazionali.

Il suo intervento senza mezzi termini a “Un giorno speciale”.

Riaperture attività: a quali condizioni?

“La possibilità di riaprire al 100% ma con i vincoli stabiliti? Io evito di riaprire al pubblico con quei vincoli perché non li ritengo opportuni. Faccio ciò che sento. Per una serie di motivi sia di carattere giuridico che scientifico, non credo che questo tipo di scelta governativa sia una scelta che produca dei risultati efficaci e veri. Fonda sui presupposti non chiari.

Il termine macelleria sociale? Non so cosa significa, è una cosa che mi fa impressione come termine e si accosta a quello che stiamo vivendo. Non di adesso ma da mesi. Credo che ci sia in atto una sorta di sostituzione di apparati privati con quelli pubblici, attraverso una comunicazione strana come abbiamo visto: un Ministro che in Parlamento dice ‘c’è stato un tentativo di valutare il moto ondulatorio di una camionetta…’, sono termini che nel teatro dell’assurdo sono divertenti ma detti in un Parlamento dal Ministro in una situazione così delicata a me risultano strani. In questi mesi vedo provvedimenti che non sembrano provvedimenti presi da autorità garanti di una Costituzione, di una sovranità di un popolo nell’interesse dei cittadini ma più votati all’interesse di grandi privati multinazionali.

C’è la tendenza a sostituire la normativa statale che ha la finalità di supportare il cittadino con interessi diversi”.

La situazione elettorale

La sensazione che ho io non è soltanto che votando possa accadere qualcosa ma tanto più che poi il voto si risolve perlopiù nel mettere una croce su dei simboli che rappresentano dei gruppi ormai consolidati che non rispettano nemmeno nella comunicazione di base delle linee di principio. Sono un pò tutti uguali ma non per modo di dire, effettivamente hanno fatto un Governo unico. Un’opposizione che comunque non contesta a pieno quello che hanno fatto, tutto porta a una direzione in cui sembra che sia tutto preordinato e non abbiamo alcun potere. Ma non soltanto il voto, qualsiasi tipo di azione viene subito sminuita e non valutata”.

Manifestazioni

Sono state fatte tantissime manifestazioni, quello che viene fatto è stato semplicemente relegarli come se fossero dei pochi imbecilli che girano e che negano o soffrono qualsiasi tipo di regola. Non è così, siamo di fronte a delle norme aberranti che sono palesemente incostituzionali. Giustificati inizialmente dalla pandemia, che è cambiata moltissimo nel tempo e adesso non è la stessa situazione. E’ evidente che si sia utilizzato lo strumento emergenza con finalità diverse.

Il Green pass oggettivamente cosa mi garantisce? Sul piano strettamente pratico-scientifico: una persona che ha questo certificato mi dà la garanzia di non creare un problema a un altro?

La situazione è complicata perché la si è creata. Oggettivamente non serve rendere una cosa complicata a forza. L’emergenza la stiamo creando nella nostra testa e la stessa può essere di qualsiasi tipo. Secondo me è stata creata una complicazione per poi risolverla.

Potrei non aderire personalmente e far lavorare all’interno del teatro altri, vedremo cosa accadrà. Adesso mi sento di agire in questo modo”.