Vetrine rotte, scrivanie divelte, uffici saccheggiati. Cui Prodest? Questo l’interrogativo che riecheggia dopo i disordini della manifestazione No Green pass di sabato. Numerosi aspetti ancora rimangono da chiarire sull’assalto che ha devastato la sede nazionale della CGIL di Corso Italia. Sotto la lente d’ingrandimento le misure di sicurezza per contrastare l’attacco contro la sede sindacale. A sorprendere l’assenza di misure preventive di controllo e il mancato intervento delle Forze dell’ordine per fermare l’assedio.

Proprio in Piazza del Popolo il leader romano di Forza Nuova, Giuliano Castellino, già attenzionato dalle Forze dell’Ordine per la sua lunga pedina penale, annunciava l’assalto alla sede Cgil con parole di fuoco. Dall’inchiostro dei giornali, dai corridoi delle redazioni giornalistiche iniziano a filtrare parole di stagioni considerate ormai lontane e ora tornate in modo inquietante alla ribalta: strategia della tensione.

Reduce dall’ultimo impegno elettorale, Marco Rizzo analizza ai microfoni di Fabio Duranti, gli avvenimenti che nel pomeriggio di sabato hanno sconvolto la Capitale. Il segretario del Partito Comunista partendo da una disamina critica del ruolo della Sinistra e del Green pass giunge ad analizzare con lucidità le violenze accadute a Roma.

Il tradimento della Sinistra

“Sono vissuto in un quartiere operaio di Torino, dove c’era la sede della federazione provinciale del partito comunista. Ora in quel palazzo c’è l’Unicredit, ironia della sorte. È una sinistra che poco alla volta è scomparsa nei suoi lavoratori. Era una sinistra che dava dignità ai lavoratori che pensava alle lotte per il lavoro, all’emancipazione. Non posso non vedere una involuzione, una mutazione genetica. Il PCI già nella sua ultima divenne un partito dove larga parte dei dirigenti erano più interessati a trasformare quel partito in un partito radicale di massa, un interesse per i diritti civili, un allontanamento dello storie operaie. Questa cosa si è poi accelerata e basta vedere quello che è oggi il Partito Democratico”

Le ipocrisie del Green pass

“Sabato scorso è capitato un fatto molto specifico. Un gruppo di fascisti si stacca dalla grande manifestazione di Piazza del Popolo e arriva alla sede della CGIL. Ci vuole del tempo, questo dettaglio non è ininfluente. Non possiamo non condannare l’accaduto. Dobbiamo condannare ma anche cercare di interpretare. Il green pass viene fatto passare con la motivazione della salute pubblica ma non è così. Hanno cercato di convincere le persone con una forte potenza di fuoco. Tu entri nel tuo posto di lavoro e devi mostrare una carta, per altro siamo l’unico paese in Europa oggi che ha questa condizione, ma prima di entrare nel tuo luogo lavorativo sei stato in una metropolitana, sei stata su un autobus, sei stato su un treno per pendolari con assembramenti. Non ci prendete in giro allora che siano misure per la prevenzione della sanità pubblica. Se noi volessimo pensare alla sanità pubblica faremo degli investimenti sulla sanità pubblica. Il Green pass non è assolutamente una misura per la salute pubblica ma è una misura discriminatoria. Sappiamo inoltre benissimo che il Green pass non garantisce il fatto che tu non possa comunque veicolare un contagio”

Una nuova strategia della tensione?

“Questo gruppo di fascisti che arriva lì, alla sede della Cgil, non viene contrastato da nessuno, c’erano gli elicotteri, la Polizia postale che dovrebbe sapere le cose prima. La Polizia ha tutti gli strumenti per fermare tranquillamente quel gruppo di persone. Lo sappiamo bene. O lo hanno lasciato fare o qualcosa di peggio. Dopo quell’episodio chi è che si rafforza? Si rafforza il governo e vengono criminalizzati tutti i movimenti di opposizione. Draghi annuncia una stretta sulle manifestazioni e i cortei in autunno. Questo governo vuole la divisione del popolo perché così non si vedono le 60 milioni di cartelle esattoriali che arriveranno, non si vedono le nuove norme sulla Green Economy con un aumento delle bollette dell’energia. Io sono cresciuto ben sapendo cosa sia la strategia della tensione, è chiaro che una nuova strategia della tensione mira ad aumentare il controllo, il dominio e l’oppressione di un sistema per nulla democratico. Bisogna rigettare l’idea del fascismo senza alcun dubbio, ma anche l’idea di un nuovo fascismo che si sta presentando con una nuova potenza di fuoco e mediatica enorme”.