Quello che sta avvenendo a Trieste in queste ore è opera di uno Stato totalitario a cui è caduta la maschera. Il re è nudo, ora spetta a noi mostrarlo al mondo. Quello che sta accadendo a Trieste non ha niente a che vedere con il contenimento della pandemia, ma è un attacco senza precedenti alla democrazia, ai diritti dei lavoratori, al sacrosanto diritto dei popoli di manifestare il proprio dissenso. Il fatto che i sindacati stiano assecondando lo sgombero forzato di lavoratori che protestano grazie al diritto al lavoro e la cristallizzazione del nuovo regime imposto e l’abbattimento di ogni possibile barriera tra il potere e quei lavoratori lasciati al massacro nelle piazze. Emblematico, per quanto drammatico, l’abbraccio tra Mario Draghi e Landini, a marcare il sodalizio tra chi doveva tutelare quei lavoratori e chi invece a quei lavoratori sta togliendo ogni diritto.

Ora il problema è che se la protesta dei portuali di Trieste continua ad essere guidata e sostenuta soltanto da loro, il potere quanto prima indurrà una spaccatura al loro interno tra favorevoli e contrari alla trattativa con il Governo. La frangia più accondiscendente verrà convocata nei palazzi del potere e da quel momento la spaccatura diventerà una propria lotta intestina che vedrà i promotori stessi depotenziarsi e boicottarsi a vicenda. A quel punto la protesta si sgonfierà.

Lo abbiamo già visto in passato con i forconi ed è la prassi che il potere ha sempre usato in situazioni del genere. Per evitare che ciò accada di nuovo dobbiamo fare tutti in modo che la protesta partita dai portuali di Trieste venga ripresa e fatta propria da tutto il Paese, in modo che qualora i portuali dovessero fare marcia indietro sarebbero tutte le altre categorie a continuare il blocco del porto stesso. Per far sì però che questo possa accadere dobbiamo far crescere il nostro sostegno a Trieste e federare le piazze. Inutile dirvi che la soluzione più efficace sarebbe quella di raggiungere tutti lo scalo portuale di Trieste. Mi rendo però conto che si tratta di una soluzione utopica: da molte regioni è difficile spostarsi in massa e per lunghi periodi per motivi logistici ed economici.

Allora attraverso questo radio e magari con il suo ausilio, voglio lanciare una proposta. Propongo di organizzare dei presidi nelle maggiori città italiane con maxi schermi collegati con il porto di Trieste, in modo che tutti, in tutte le città, possono vedere ciò che sta accadendo, e si possa al tempo stesso dimostrare che la protesta non è più di una singola specifica categoria e dunque non basterebbe intercettare nuovi leader per farla naufragare. Qualora i portuali accettassero il compromesso, i rappresentanti dei presidi già attivi nelle varie città, si sposterebbero a quel punto tutti nel porto di Trieste.
Mi rendo conto che si tratta di una organizzazione capillare, costosa e difficile, ma siamo al punto in cui a Trieste o si fa l’Italia libera o si muove da schiavi.

La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo