Un aiuto per sostenere i Paesi colpiti dal Covid-19 che però rischia di trasformarsi in un vero e proprio ricatto.
Il Recovery Fund, introdotto dal Consiglio Europeo per sostenere economicamente gli Stati membri dell’UE più colpiti dalla pandemia da Covid-19, porta con sé una serie di condizioni che l’Italia deve rispettare per poter prendere il sussidio.
Si parla di circa 528 condizioni che, in caso di mancata osservanza, escluderebbero di fatto l’Italia dai Paesi membri che andranno a prendere il sussidio.

Tra le condizioni, dettate dall’Europa per prendere 191 miliardi in 10 rate, anche la riforma dei valori catastali, che andrà a peggiorare ancor di più la situazione dei cittadini italiani, già alle prese con una serie di aumenti di tasse e bollette.
Valerio Malvezzi, a ‘Un Giorno Speciale’, ne ha parlato così.

“Basta leggere le carte. Un conto è quello che si dice, un conto quello che si scrive. Nelle raccomandazioni Paese del 2019, la Commissione Europea scrive: ‘Si raccomanda che l’Italia adotti la riduzione delle agevolazioni fiscali aggiornando i valori catastali non aggiornati. Ora, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ricordo essere l’elenco degli impegni che noi abbiamo preso per prendere 191 miliardi in 10 rate, in pratica un mutuo che dovremo rimborsare, ci sono le raccomandazioni specifiche per il Paese, che sono: ‘Ridurre la pressione fiscale sul lavoro e compensarla con una revisione delle agevolazioni fiscali e una riforma dei valori catastali non aggiornata’. In pratica se lo Stato non fa la riforma degli assegni catastali che vuole l’Unione Europea, non otterrà le rate del cosiddetto Recovery Fund.

Intanto bisogna capire di che cifre stiamo parlando e per quanto vogliamo vendere il nostro Paese. Tu puoi decidere di fare un debito e metti a garanzia la tua casa ma deve esserci un congruo rapporto tra cosa metti in garanzia e il debito. Tutta la partita di cui stiamo parlando, vale per i sussidi 390 miliardi a livello europeo fino al 2026, per i prestiti 360 miliardi. Il saldo netto per l’Italia, cioè la differenza tra quanto ci costano e quanto beneficiamo, sono circa 30 miliardi. Sembra una cifra enorme ma pensate che a fine agosto i soldi in cassa nella Banca d’Italia erano 139 miliardi, quindi 100 miliardi in più di quello che noi andiamo a prendere in sei anni. Quindi questi 30 miliardi sono diviso sei, ovvero tutta questa discussione enorme per 5 miliardi all’anno di vantaggio. Purtroppo la gente non ha idea della dimensione, pensa che siano tanti soldi. In realtà stiamo mettendo a garanzia il nostro Paese, con una serie di ricatti: sono circa 500 le condizioni da ottemperare. Andiamo quindi a vendere democrazia e Parlamento. Potremmo tenere la nostra sovranità monetaria e non accettare questi ricatti di natura politica.

Leggo una dichiarazione di un funzionario dell’Unione Europea: “L’Eurogruppo si aspetta che l’Italia ratifichi la riforma del MES entro la fine del 2021, come si è impegnata a fare con i partner europei”. Quando faremo anche questo, daremo nelle mani dei tedeschi un ulteriore strumento ricattatorio perché le condizioni saranno di emergenza e non precauzionali.

Se il 56% dei cittadini italiani non va a votare manda un messaggio molto semplice a tutti i partiti e quel messaggio è: “Fate schifo”. C’è un giudizio morale e lo dico da uomo che ha passato anni nelle istituzioni e che ancora lavora nel mondo della cosiddetta cultura, mi fa molto male rendermi conto che il mio Paese sta andando in una deriva antidemocratica. Quando uno, dopo vent’anni che vota, si rende conto che quello che vota non si realizza mai perché ‘ce lo chiede l’Europa’, e fa l’opposto di quello che è nei programmi elettorali, qualcuno dovrebbe cominciare a chiedersi perché io dico di uscire da questa gabbia di matti”.