“È molto difficile riempire un nuovo come quello che lascerà la signora Angela Merkel nella politica europea”: queste le parole di Silvio Berlusconi per commentare l’uscita di scena della Cancelliera in Germania.
Allora voglio ricordarlo, visto che gli anni pare si stiano facendo sentire anche per Silvio. È proprio nel vuoto che la Merkel contribuì a lanciare il Governo Berlusconi nel 2011, quando a Cannes, insieme al Ministro Tremonti, Berlusconi si dimostrava troppo riluttante sul MES, dato che l’Italia si trovava costretta a pagare una cifra pari a quella della Francia per il salvataggio della Grecia, pur avendo un’esposizione in titoli ellenici sei volte inferiori a quelle francesi.
Berlusconi si era dimostrato scettico anche sui vincoli europei. La goccia che fece traboccare il vaso fu il rifiuto da parte dell’allora Premier degli aiuti del fondo monetario internazionale. Fu a quel punto che il diktat della Merkel fu perentorio: Berlusconi andava lanciato nel vuoto.

“Le telefonate” della Merkel


La prima telefonata la fece il 20 ottobre al Presidente Napolitano, che poche settimane prima volle salutare in videoconferenza l’amico Monti, con cui il cartello finanziario europeo aveva pianificato l’imminente commissariamento dell’Italia. La Merkel racchiuse le misure di macelleria sociale per far crollare Berlusconi, in una frase laconica: “Presidente Napolitano, lei deve fare tutto ciò che in suo potere per promuovere riforme più aggressive”. Quelle riforme più aggressive si trasformeranno nella lettera di Mario Draghi, allora governatore della BCE, al Governo in carica. Misure inattuabili in quel periodo. Poi è probabile che la seconda telefonata la Merkel la fece ai vertici della Deutsche bank, che infatti vendettero improvvisamente tutti i titoli italiani. Un’azione che contribuì a fare alzare lo spread e a spalancare la porta a Monti.

I rapporti con Sarkozy

La Merkel era quella del sorrisino sarcastico con Sarkozy per deridere proprio il Governo Berlusconi e di conseguenza tutto il nostro Paese. Quel Sarkozy che intanto stava contribuendo alla fine di Gheddafi e di conseguenza alla fine degli interessi italiani in Libia. Gheddafi morì proprio il 20 ottobre 2011, forse nello stesso momento in cui la Merkel era al telefono con Napolitano. Ma la Merkel è anche quella del rigore, dell’austerity, delle politiche procicliche che hanno distrutto le aziende italiane che Berlusconi era nato per difendere, quella del surplus commerciale oltre i parametri europei, dell’export senza limiti grazie ad una moneta comune che rende più competitivo chi riesce a barare di più e che ha annichilito il nostro export. Caro Silvio, non so di che vuoto lei stia parlando a proposito della Merkel: intanto io spero di aver riempito il suo di vuoto di memoria.

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