Da undici anni, Julian Assange ha perso la sua libertà. Il giornalista australiano, cofondatore e caporedattore di Wikileaks, organizzazione che si occupa di pubblicare e divulgare documenti di stato segreti, è finito nel mirino degli Stati Uniti proprio nel 2010, quando ha reso noti documenti che riguardano crimini di guerra USA. Si parla di una mole incredibile di decine di migliaia di pagine per le quali, Assange, è stato accusato di cospirazione e spionaggio e imprigionato in Inghilterra, con una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti stessi.

In Italia, a conoscere molto bene Assange per aver lavorato insieme sulla piattaforma Wikileaks, è la giornalista d’inchiesta Stefania Maurizi, che nei giorni scorsi ha pubblicato un libro dal titolo: “Il potere segreto – Perché vogliono distruggere Julian Assange”. Una ricostruzione fedele e intima quella della giornalista, che a “Un Giorno Speciale” ha voluto accendere ancora una volta i riflettori sulla triste vicenda.

“Julian Assange è un giornalista. L’ho conosciuto molto bene, sia lui che il suo lavoro, so di cosa parlo. Ha avuto il coraggio di aprire uno squarcio sul potere segreto, dove il Segreto di Stato non viene usato per difendere i cittadini ma per coprire cose e garantire l’impunità alle istituzioni che commettono questi crimini.
C’è stata, nel corso di oltre dieci anni, una sofisticata campagna che ha offuscato completamente il vero personaggio e il lavoro che ha fatto. Dal 2010, quando ha pubblicato i documenti segreti della guerra in Afghanistan, in Iraq, i documenti segreti della diplomazia americana, non è più un uomo libero. Prima gli arresti domiciliari, poi l’ambasciata, dopo la prigione a Londra dove rischia l’estradizione e il carcere a vita, solo per aver detto la verità sui crimini di guerra, le torture, le atrocità.


In questi 11 anni da quando ha perso la libertà, questa lunga campagna di demonizzazione del personaggio gli ha tolto tantissima empatia del pubblico che è l’unica cosa che può proteggerlo. Questo potere segreto, il complesso militare degli Stati Uniti, è potentissimo, decide carriere e posizioni all’interno dei media e ha fatto di tutto per demonizzarlo. Quello che lui ha fatto è giornalismo, rivelare informazioni cruciali che l’opinione pubblica deve conoscere: parliamo di torture brutali e crimini di guerra. Il potere segreto lo ha demonizzato ma ora le organizzazioni dei diritti umani, cominciano a schierarsi e chiederne la liberazione.

Assange ora è completamente isolato, in una prigione di massima sicurezza pensata per i peggiori criminali. Sta molto male, la sua vita è appesa ad un filo. Se il potere segreto vince, vince chi va in giro ad ammazzare brutalmente mentre chi denuncia resta in galera. Navalny in Russia è costantemente sulla stampa, mentre Julian Assange è sparito completamente dai media, difficile che vediamo una trasmissione su di lui”.