C’è un aspetto che colpisce, più di altri, l’immaginario di quanti non siano sprofondati nel lockdown cognitivo. Tale aspetto riguarda il modo orwelliano squisitamente legato al bipensiero che caratterizza in modo niente affatto raro il modo di gestire la narrazione dominante. Gli autoproclamati professionisti dell’informazione in effetti si caratterizzano assai frequentemente come professionisti delle menzogne che suonano sincere o come professionisti del raccontare narrazioni che non soltanto appaiono tra loro difficilmente conciliabili ma assai stesso si smentiscono le une con le altre. Il classico esempio che con George Orwell definiremo del bi-pensiero, dove appunto il bipensiero coincide con la capacità intimamente contraddittoria di affermare nello stesso tempo due proposizioni delle quali l’una nega palesemente l’altra.

Considerate solo en passant questi due titoli di Repubblica, rotocalco turbomondialista, voce del padronato cosmopolitico nonché gran cassa del nuovo leviatano tecno-sanitario. Così titolava La Repubblica in data 8 gennaio 2021: “Tecnologia, ambiente, futuro: il Grande Reset post-pandemia”. Lo stesso rotocalco turbomondialista La Repubblica così disinvoltamente titolava il 25 giugno 2021: “La teoria del Grande Reset: l’ultima follia delle cospirazioni che impazzano sul web”. Non solo Repubblica riconosceva la presenza di un grande reset post pandemia e dopo diffamava come follia cospirazionista l’idea stessa del grande reset ma oltre a ciò, cosa che è già intimamente contradditoria, si spingeva anche nel dettaglio ad esaminare ciascuna delle due versioni come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Così diceva l’8 gennaio 2021: “Startup Grind Bologna inaugura il 2021 con l’anteprima italiana della presentazione del libro “Covid-19 The Great Reset”. Prevista la presenza virtuale del co-autore Thierry Malleret. Appuntamento martedì 12 gennaio alle ore 16:00“. Sempre Repubblica invece, nell’altro articolo che liquida la teoria del grande reset come l’ultima delle cospirazioni che impazzano sul web, così diceva in data 25 giugno 2021:“Si tratta del grande Reset, ennesima teoria della cospirazione che negli ultimi mesi si è estesa come un virus nei social network”.

Repubblica prima parla della teoria del grande reset e dei suoi stessi autori, tra cui Klaus Schwab e Thierry Malleret che hanno scritto un libro Covid-19. The Great reset e che hanno consacrato l’appuntamento annuale del Forum di Davos alla dottrina del grande reset, in seguito come se nulla fosse liquida la teoria del Grande Reset come teoria negazionista che impazza sul web grazie all’opera zelante di autori poco attendibili. Repubblica si contraddice, ma sappiamo che la teoria del grande reset, lungi dall’essere una cospirazione partorita dalla testa malata di qualche complottista è in realtà il programma dei gruppi dominanti, il tableau de bord del gruppo oligarchico neoliberale che per l’appunto nel 2020 si interrogava su come gestire al meglio quella stretta finestra di possibilità, parola di Klaus Schwab, offerta dalla pandemia.
Come gestire l’emergenza in modo che essa andasse a beneficio dei gruppi dominanti e naturalmente a nocumento dei gruppi dominanti. Il Grande Reset esiste e sono i loro stessi gestori a parlarci di queste pratiche, a teorizzarle, a chiamare così testualmente i loro incontri e i loro programmi.
Così, con buona pace di Repubblica e degli altri professionisti dell’informazione, professionisti nel far diventare favola il mondo reale, non si tratta di un complotto ma è la realtà e sappiamo che complottismo è semplicemente un’altra categoria della neo-lingua con cui l’ordine del potere mira a disincentivare ogni dubbio e ogni narrazione controcorrente che si pretende la sola vera e che giustifica i rapporti di forza dominanti.

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