L’europeo ha offerto un nuovo palcoscenico internazionale alle dimostrazioni in sostegno dell‘antirazzismo e dei diritti delle minoranze. Tali manifestazioni possono però considerarsi effettivamente antisistema? Lottare contro il potere dominante ha significato nel corso della storia la rinuncia a posizioni di potere e di rendita. L’arricchimento e la crescita del capitale sociale di influencer, attori, e politici sembra evidenziare una realtà diversa: una forma di idolatria conveniente, priva di un reale pericolo per il potere mainstream.

Il professore Alessandro Meluzzi, in diretta con Fabio Duranti e Francesco Vergovich, ha evidenziato i meccanismi dietro al nuovo culto dell’ovvietà dove posizioni apparentemente controcorrente si rivelano sotto la lente della logica affermazioni in realtà subalterne al potere. Ecco il suo intervento a Un Giorno Speciale.

“Gli idoli diventano qualcosa che vanno al di là delle tradizioni, delle identità, delle nazioni. Ad esempio la dimensione del razzismo e dell’antirazzismo.
Fare professione di antirazzismo non è una dimostrazione o l’affermazione di un valore, perché nessuno potrebbe sostenere legittimamente il contrario. Ma è un atto idolatrico, cioè io faccio questo atto idolatrico perché me ne viene un potere come quelli di Black Lives Matter che diventano miliardari. Perché dicendo delle ovvietà, non si devono discriminare quelli che hanno una pelle di colore diverso fanno i soldi. Ma non c’è nessuno rischio nell’affermarlo perché nessuno potrebbe sostenere il contrario. Quindi è una forma di idolatria conveniente. Quelli che fanno questa puttan*** del genuflettersi non fanno un atto di coraggio, ma fanno una furbata. Dicono una cosa che non costa niente, con la quale non si può essere in disaccordo, e se ne fanno un merito.
Poi in pratica possono diventare ferocemente razzisti perché uno che si è appena genuflesso può lanciare un insulto a un suo compagno di squadra, dandogli magari una definizione in base al colore della pelle.

È un culto dell’ovvietà come quello dei Ferragnez o di quelli che dicono la cosa più ovvia del potere dominante in quel momento, di quelli che non direbbero mai una cosa divergente dal potere, un modo per genuflettersi al potere. Essendo oggi questo globalista, mondialista, antisovrano, genuflettersi al potere non è un merito ma una cosa da persone subalterne, banali, fesse.

Cristallizzare in ideologie i problemi della mente è un modo per generare dei paradossi logici. Faccio un esempio: tutti siamo antirazzisti, ma tutti siamo razzisti nei confronti di quelle persone che nel corso della storia nel nostro racconto hanno subito dei torti inenarrabili. La dimensione della formazione reattiva è molto importante per capire come va il mondo. E quindi ci porta a dei paradossi.

È chiaro che noi formiamo inconsciamente delle gerarchie di valori o pseudovalori che sono alla base della falsa coscienza del politically correct. Il politically correct è fare una gerarchia implicita di valori che rappresenta di idola tribus di una società malata come questa che perde di vista l’etica dell’etica, la logica.

In un modo governato dai banchieri che stampano il denaro di cui noi abbiamo bisogno è chiaro che tolti i banchieri tutti gli altri sono schiavi”.