Desidero oggi avventurarmi a delineare i tratti fondamentali di quella che ritengo di poter definire la fenomenologia dell’uomo mascherato nell’estate del 2021. Si tratta di considerazioni maturate soggettivamente in questi giorni, nella quotidiana vita del piccolo borgo ligure nel quale mi trovo nei pressi di Savona. Credo però che si possano ragionevolmente estendere al contegno generale della popolazione italiana dalla Sicilia al Trentino Alto Adige, dalla Calabria al Piemonte.

Contrariamente a quel che i più forse penseranno, non sono soltanto due le modalità fenomenologiche e direi quasi antropologiche di cui siamo spettatori in quest’estate: abbiamo i non mascherati e i mascherati; i primi camminano fieramente per strada e sul lungomare a viso aperto, mostrando il volto, vale a dire ciò che già per Cicerone era il tratto distintivo dell’essere umano rispetto agli animali che solo hanno il muso. Vi sono poi i mascherati a ogni costo e in ogni contesto: li vediamo incedere in modo palesemente ridicolo con il volto coperto dal fetido cencio, subito divenuto uniforme del nuovo Leviatano tecnosanitario; che siano soli o in compagnia, distanziati di 2 km o addirittura completamente soli sulla battigia, essi non rinunciano mai al nascondimento del volto, come richiesto dal nuovo ordine terapeuticamente corretto. Si sentono responsabili e portatori di una superiore morale, senza avvedersi di essere in realtà, con tutta evidenza, i manichini perfetti del nuovo potere, le soggettività assoggettate al regime iatrocratico imperante, le pecore subordinate e belanti del nuovo gregge amministrato da perfidi e cinici pastori senza confini.

Accanto a queste due categorie poc’anzi ricordate, ve ne è una terza che non deve passare inosservata e che come subito dirò mi pare essere quella decisiva: sono coloro i quali esibiscono la mascherina, tenendola però ora sotto il mento, ora sotto il gomito, in ogni caso non sul volto; si tratta di soggetti davvero particolari, che potremmo anche chiamare gli indecisi o, se preferite, i perplessi. Per un verso, essi avvertono l’insensatezza del coprire il volto en plein air, sanno in cuor loro che si tratta di una pratica palesemente assurda, priva di ogni connessione con le sempre osannate ragioni medico-scientifiche e magari anche direttamente legata ai modi governamentali del nuovo potere. Per un altro verso, gli indecisi non se la sentono, non hanno il coraggio o forse semplicemente non vogliono avere seccature di alcun tipo: sicché non rinunciano ad esibire l’uniforme del potere, sia pure senza mostrarla collocata sul suo luogo naturale. Ed è per questo che li vediamo portare sempre con sé, in bella mostra, sia pure non sul volto, la sacra mascherina, quella che segnala che siamo tutti malati, che l’emergenza non è finita e che ci riconosciamo tutti come sudditi di un potere che ci chiede di calzare la sua specifica uniforme.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro