Discoteche sì, discoteche no. A più di un anno dalla chiusura, oggi gli imprenditori chiedono di essere ascoltati per avere chiarezza sul da farsi. Levando una piccola parentesi durante l’estate del 2020, tutti i locali in cui ballare, compresi quelli all’aperto, sono rimasti chiusi senza nemmeno la possibilità di una graduale riapertura. In altri paesi sono stati fatti continui esperimenti, basti ricordare quello fatto ad Amsterdam che ha visto migliaia di persone monitorate durante una serata in discoteca al fine di analizzare l’andamento di contagio del Coronavirus. E in Italia? Il Governo pare essersi dimenticato di questo settore.

Per adesso tante incertezze e, mentre il paese tenta di ripartire economicamente in altri comparti, questo al momento sembra vacillare. “In questi 15 mesi il settore ha perso il 30% delle aziende. Qualora non si dovesse aprire quest’estate, un ulteriore 40% sarà destinato a chiudere”. Con queste parole, Maurizio Pasca, Presidente Silb-Fipe, lancia un grido di appello all’esecutivo al fine di evitare ulteriori disagi economici e, di conseguenza, anche sociali.

Luigia Luciani e Stefano Molinari hanno ascoltato Maurizio Pasca durante “Lavori in corso”. Ecco l’intervento del Presidente Silb-Fipe in diretta.

“Da quindici mesi, il Governo si è completamente dimenticato di noi. Con grande senso di responsabilità abbiamo chiuso il 23 febbraio del 2020, tranne quella piccola parentesi estiva dove hanno potuto riaprire appena il 10% delle discoteche italiane, ossia quelle all’aperto. Sono esattamente 15 mesi che siamo chiusi. Il Governo si è dimenticato di noi e non ha speso una parola, tantomeno i ristori sono stati soddisfacenti alle perdite di fatturato che il settore ha subito.

Addirittura siamo stati additati come se fossimo stati noi gli untori della pandemia lo scorso anno, quando ripeto siamo stati chiusi il 17 agosto quando l’innalzamento dei contagi c’è stato a settembre-ottobre con la riapertura delle scuole e i trasporti tornati efficienti al 100%.

Io a questo punto ritengo che ci sia un grosso pregiudizio nei nostri confronti da parte delle Istituzioni, del Governo, della politica. Hanno riaperto tutte le attività economiche del paese e le discoteche? Non ci sono solo discoteche ma anche locali da ballo. I nostri luoghi sono luoghi di socialità. Basti pensare agli enormi disagi sociali che stanno avvenendo nelle varie città italiane con le baby-gang. Abbiamo tolto la socialità.

Qualora le discoteche dovessero rimanere chiuse anche quest’estate, i tre milioni di ragazzi che solitamente frequentano le discoteche dove andranno a ballare? Se non altro magari in luoghi totalmente abusi e non controllati, aumentando quel disagio sociale che già stiamo riscontrando.

Se la paura sono gli assembramenti, io posso dimostrare che li vediamo dappertutto, in qualsiasi ambito e luogo. Io sinceramente non capisco la ratio. In questi 15 mesi il settore ha perso il 30% delle aziende. Qualora non si dovesse aprire quest’estate, un ulteriore 40% sarà destinato a chiudere. Di fatto lavorano 100 mila persone all’interno dei locali da ballo. Tra l’altro non hanno potuto avere accesso a nessun ammortizzatore sociale. Sono 100 mila persone letteralmente allo sbando e non sanno qual è il loro futuro, come non lo sanno i sopravvissuti del settore dopo questa pandemia. Non vediamo la luce del tunnel in cui siamo entrati, per questo chiediamo al Governo di incominciare a pensare al settore qual è il nostro”.