Erano fermi da tanto, troppo; potevano stare fermi ancora poco per evitare una tragedia che resterà drammaticamente nei ricordi di tutti.
E invece le tre persone fermate, tra cui il gestore dell’impianto della funivia del Mottarone, hanno preferito la speculazione economica alla sicurezza: nelle loro confessioni riemerge, come una maledizione, il lockdown che ha messo troppo alla prova le loro casse; così si è deciso di mettere alla prova il destino, applicando il famigerato forchettone che avrebbe impedito ai freni della funivia di intervenire e salvare 14 persone e un bambino in gravi condizioni dal loro infame destino.
Non è ancora chiaro il motivo per cui il cavo trainante si sia tranciato provocando la strage, ma è chiaro e netto l’appello che la politica in queste ore fa risuonare con un unico coro: “la Magistratura deve intervenire in fretta”, dicono esponenti di qualunque colore del Parlamento.

Una storia che ora non solo sconteranno i responsabili, ma che rischia di colpire anche chi è ben lontano dalla vicenda: ciò che, secondo il giornalista Gianni Riotta non deve accadere al comparto turistico italiano la cui “stragrande maggioranza delle persone ha riaperto in modo serio e responsabile“.

Certamente l’avranno fatto perché volevano guadagnare e vivere, ma tutti vogliamo guadagnare e vivere. Solo che potevano rinviare di una settimana e far fare la manutenzione, oggi saremo in una situazione completamente diversa. L’azzardo sulla vita degli altri è qualcosa che lascia davvero sgomenti.
Tutti siamo stati in funivia, da bambini, o da grandi, e tutti sappiamo che ci sono vari elementi di sicurezza. Ce ne sono una serie che fanno sì che gli incidenti siano molto rari, parliamo di un caso su un milione, statisticamente sono davvero rari.
Loro hanno giocato veramente d’azzardo, perché non c’erano freni che potevamo scattare e non c’era il blocco.
Sono stati fermi tanto, potevano stare fermi un altro po’ e risparmiare una tragedia che adesso si ripercuoterà su quelle zone stupende.

Io sono certo che ora sentiranno il rimorso. Lì vedi proprio la mancanza di professionalità, cioè il fatto che loro, soprappensiero, hanno preso quella decisione. E’ chiaro che devi prendere la linea di minor rischio, cioè dire: qual è il minor rischio per tutti?
In tutte le attività umane c’è un elemento di rischio, la serietà però è minimizzare quel rischio, non giocare alla roulette con la vita degli altri.

I rischi delle riaperture? Dico di no. Il fatto che ci sono tre responsabili non vuol dire che tutti gli italiani sono responsabili. La stragrande maggioranza di quelli che riaprono lo fanno con serietà, sapendo che ci sono già state troppe vittime per la pandemia. Tutti siamo stati colpiti in questi mesi negli affetti e nell’economia, ma penso che tutti ne siamo usciti semmai più responsabili, e non meno responsabili. Non vorrei fare di questo caso una regola generale“.