Non tutto sembra essere chiaro in merito alla censura che stava per subire Fedez, in occasione del concerto del Primo Maggio. Come spesso capita in questi casi, si è assistito a una scarico di responsabilità tra i vari attori della contesa.

Ricapitolando. Nelle ore precedenti alla sua esibizione, la compagnia incaricata da Rai e sindacati dell’organizzazione del più classico tra i ‘concertoni’ chiede a tutti i partecipanti i testi degli interventi, giustificando tale pretesa come un arricchimento della grafica. In questo preciso contesto, il discorso che Fedez aveva in programma sarebbe arrivato sulla scrivania di persone che ne avrebbero chiesto una modifica netta. Nasce da qui la telefonata registrata dall’influencer e diffusa nel momento in cui i vertici dell’evento hanno negato che ci fosse stata una censura o richiesta di ritrattazione di alcune parti del testo.

Ora, a due giorni, dall’avvenimento dei fatti la querelle continua a fare discutere. Nuovi dettagli sul caso Fedez-Rai li ha forniti in diretta il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, intervenuto ai microfoni di Francesco Vergovich a Un Giorno Speciale.

“C’è stato un cortocircuito nel modo in cui si sono relazionati Fedez e alcuni autori. Voglio ricordare che le voci maschili che parlano della telefonata di Fedez, di ‘un sistema’, che non è giusto ‘fare i nomi’, sono degli autori esterni alla Rai. Una società di produzione che era stata incaricata dai sindacati, da una società che doveva gestire l’evento.

E qual è alla fine l’ipocrisia di tutta questa cosa: i sindacati dovrebbero cominciare a guardare dentro la loro pancia, non confondere le libertà sindacali con delle storture. Il valore che viene difeso dalla Costituzione deve essere rispettato, un’opportunità non un modo per approfittarsene.

Quando viene identificata quella società è perché la identificano gli stessi sindacati. E devo dire con una certa ipocrisia poi hanno accusato la Rai di mancanza di libertà di stampa, quando sono stati gli autori della ditta di produzione che loro hanno indicato a parlare di ‘opportunità’ o di fare riferimento a un non ben identificato editore che non consente a Fedez di fare i nomi o di adeguarsi al sistema.

Bisognerà indagare su chi ha chiesto i testi a Fedez, che sono stati chiesti ufficialmente per arricchire con la grafica il suo intervento. E poi sono misteriosamente finiti in mano a qualcuno esterno all’azienda, esterno alla Rai, esterno alla società di produzione che ha potuto anche fare delle agenzie ore prima che Fedez facesse il suo intervento.

La Rai ha fatto bene a chiedere scusa, però deve fare un’inchiesta trasparente. Non c’è stata censura, ma è grave solamente che si possa ipotizzare che in Rai ci sia una censura o ci sia la possibilità di essere censurati.

Voglio dire che se tutto questo è successo è perché queste persone che hanno organizzato il concerto sono persone esterne alla Rai, ma che sono legate a dei partiti politici. Fanno manifestazioni per partiti politici. Anche molto importanti. Chi ha parlato così, lo ha fatto perché ha una certa vicinanza con la politica. Quindi mi chiedo quanto possa essere alla fine indipendente o timoroso. Forse perché teme di non poter lavorare più se avesse lasciato passare messaggi che una parte politica non gradiva.

Non possiamo ipotizzare che la Rai censuri Fedez e non censuri Report. Io non dovrei mai andare in onda, no? Io ho passato anni in Rai e non solo sono sempre stato libero, ma mi sono anche sentito libero di fare il mio lavoro. Noi abbiamo fatto inchieste su gruppi commerciali importantissimi, il giorno dopo ci sono stati tolti milioni di euro di pubblicità e li abbiamo potuti fare perché abbiamo alle spalle la Rai”.