Tutti mentirono. Tutti hanno tenuto condotte omissive e reticenti“. Con questi virgolettati della pg di Cassazione Olga Mignolo si riassume, alla fine, la verità sul caso Vannini. Per lo meno quella processuale, per la quale Antonio Ciontoli dovrà scontare il carcere: pena definitiva a 14 anni, mentre per Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina (fidanzata di Marco) saranno 9 anni e quattro mesi di reclusione come deciso in appello.

Scene di giubilo si sono viste a margine della sentenza della Cassazione, con la mamma di Marco circondata dall’affetto di un corteo, mentre grande amarezza si è registrata nelle parole di Antonio Ciontoli, che si è detto perseguitato dai giornalisti “che si nascondono dietro il diritto di cronaca per scrivere falsità“.
Capitolo chiuso “grazie a giudici straordinari”: questo il commento del legale della famiglia Vannini Celestino Gnazi ai microfoni di ‘Lavori in Corso’.
Alla fine la verità, quella processuale, ha deciso: Marco forse sarebbe vivo, se i soccorsi non fossero stati ostacolati. Ecco il commento dell’avvocato da Stefano Molinari e Luigia Luciani.

Credo nessuno abbia mai visto una cosa del genere. Nessuno ricorda una situazione analoga, che presenta molti aspetti peculiari. Un unicum è che non parliamo di una famiglia (Ciontoli) che deriva da estrazioni delinquenziali, in cui magari viene arrestato prima uno, poi l’altro. Io non ricordo niente del genere.
Certamente c’è stata l’attenzione dei media e sicuramente alcune volte si è trasceso, ma questo non c’entra nulla con la decisione dei giudici. Anzi, per alcuni aspetti ci ha anche danneggiato.
L’episodio in cui il giudice ha ripreso Marina? Diciamo che ci voleva un minimo di comprensione.
Tornando al discorso dei media vorrei specificare che le sentenze sono state scritte da una serie di giudici straordinari, non dai media.
I media hanno raccontato, ma i giudici finalmente hanno letto le carte, non gli articoli. Quelle carte hanno costituito il fulcro della decisione
“.