Vi è, a ben vedere, un punto che più degli altri davvero non torna nella narrazione epidemiologica dominante, un punto su cui tutti dovremmo avere l’onestà e il coraggio di riflettere seriamente, a debita distanza dalle rassicuranti ideologie dominanti e dalle verità inerziali che vengono diffuse senza sosta dalle centrali dell’informazione.
Il punto problematico riguarda il fatto che certe misure, che normalmente sarebbero indicate combattute come proprie di un dispotismo senz’anima, divengano lecite – e anzi doverose – se presentate come tali da garantire la salute.
Pensateci attentamente, riflettete con serietà su questo aspetto.

In questo anno e mezzo molto di ciò che era stato combattuto in passato e che davvero mai avremmo voluto tornasse, come ad esempio quel divieto di assemblea che fu già delle leggi fascistissime, è tornato.
Non solo è tornato: viene accettato giacché, si dice, serve a proteggere le vite. Se ne può dunque inferire che un dispotismo, se serve a proteggere le vite messe in pericolo dal virus, può essere accettato?
Si deve ritenere che la democrazia sia inefficace per combattere l’emergenza epidemiologica e che dunque, in caso di emergenza epidemiologica, si debba mettere tra parentesi la democrazia?
Si può realmente ritenere che ciò che viene combattuto, allorché imposto da una forma liberticida e oppressiva di potere, debba poi essere accettato di buon grado quando è imposto con il placet dell’esperto in camice bianco che, asserisce, serve a contenere i contagi?

La verità è che con l’emergenza epidemiologica (realmente esistente) si è trovato il modo per scassinare le democrazie dall’interno, per decostruirle un pezzo dietro l’altro senza incontrare resistenza. Di più, ottenendo consensi ed ebete gratitudine da parte di quei cittadini che tutto l’interesse avrebbero a contrastare la distruzione in atto della democrazia, e che invece l’accettano di buon grado ritenendo che sia benefico per proteggere le vite nel tempo dell’emergenza epidemiologica.

Così è oltretutto spiegato il motivo, altrimenti sfingico, per cui si insista tanto – quasi a tambur battente – sul fatto che l’emergenza non finirà, o che, alternativamente, ne sorgeranno di nuove più letali.
Proprio ieri la Dot.sa Ilaria Capua, secondo quanto riportato da “Yahoo News”, diceva che arriverà presto una nuova pandemia. Se lo stato d’emergenza diventa infinito mutandosi in nuova normalità, diventa infinita anche la sospensione della democrazia: sospensione della democrazia che si rovescia, essa stessa, in nuova normalità.
Ne segue un ulteriore paradosso davvero degno di nota: chi, come un tempo, si batte per il recupero della libertà e dei diritti, viene avversato come nemico della salute pubblica. Non viene certo celebrato come un oppositore del regime liberticida che si è instaurato.

Così si spiega, inter alia, lo sciocco uso giornalistico della decontestualizzata categoria di “negazionismo”. Con tale categoria si sposta immediatamente l’asse della discussione del tema politico della lotta per la libertà al tema medico-scientifico, e più precisamente al costrutto di pura ideologia scientifica secondo il quale è lecito (e anzi, doveroso) sospendere la Costituzione e i diritti fondamentali per combattere un virus.
E’ questa l’ideologia basica del nuovo ordine terapeutico. La chiamo Covid-ideologia, in virtù della quale si dice che per garantire la sicurezza della vita occorre, in caso di emergenza epidemiologica, limitare i diritti e le libertà costituzionali.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro