Non deve sfuggire come il cordino dello yo-yo stia diventando sempre più corto e come il passaggio dalla fase 1 alla fase 2 e viceversa si consumi in tempi sempre più rapidi. Non siamo ancora tornati alla fase 2 di fine aprile e già molti soloni parlano di inevitabili chiusure che si produrranno con l’allentamento delle misure emergenziali. D’altro canto, non deve neppure passare inosservato come, di fatto, l’obiettivo ultimo a cui l’immaginario collettivo tende non coincida nemmeno più con il ritorno alla normalità e, quindi, con il passaggio dalla fase 2 alla fine della emergenza in quanto tale.

Già da tempo, infatti, il traguardo bramato dai più coincide con la fase gialla, concepita come il non plus ultra della libertà possibile. Ma la fase gialla, come sanno ormai anche i bambini, non coincide affatto con la normalità e con la libertà: è pur sempre una condizione di emergenza, seppure blanda e mitigata rispetto alla fase 1 dei lockdown e delle chiusure integrali. Insomma, diciamolo apertamente: in lockdown cognitivo permanente, i sudditi mascherati del nuovo capitalismo terapeutico hanno metabolizzato l’assunto secondo cui alla vecchia normalità non si tornerà mai più e, tutt’alpiù, si potrà ambire alla zona gialla.

Ugualmente, non si trascuri il fatto che ogni volta la fase 2 tende a essere più simile alla fase 1. Basti, a tal riguardo, considerare che nel maggio del 2020 non vi era alcun coprifuoco. Nel maggio del 2021, invece, il coprifuoco ci sarà tale e quale come nella fase 1 dell’inverno 2020-2021. Sembra, davvero, che si proceda speditamente nella direzione per cui la fase 1 e la fase 2, alla fine, verranno a coincidere in tutto sotto il segno del lockdown perpetuo e della quarantena ininterrotta.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro