Il discorso di ieri di Mario Draghi in Senato presenta interessanti sfumature, che chiedono di essere brevemente analizzate. Immancabile, ovviamente, l’insistenza quasi ossessiva sulla vaccinazione di massa, ormai innalzata a priorità assoluta dei governi di tutta Europa. Senza perifrasi, Mario Draghi ha testualmente affermato che l’Italia deve puntare alla cifra di mezzo milione di dosi giornaliere: la giusta quantità per mettere al sicuro la popolazione, oltre che, ovviamente, gli interessi dei signori del capitale farmaceutico.

Tra gli applausi dei politici sempre più genuflessi al cospetto dell’ex uomo di Goldman Sachs e della Banca Centrale Europea, Mario Draghi ha spronato le regioni a seguire la lista delle priorità delle categorie che devono essere vaccinate. Un altro argomento toccato dall’ex governatore della Bce è stato quello riguardante la riapertura della scuola: tema sul quale l’euroinomane di Bruxelles si è detto fiducioso, prospettando la possibilità concreta di una riapertura dopo la festività di quella Pasqua che già da tempo hanno scelto, Mario Draghi e i suoi sodali, di funestare mediante il lockdown preordinato.
Non sappiamo davvero se le scuole riapriranno dopo Pasqua o se si tratta dell’ennesimo episodio della ormai nota dialettica dell’asino e della carota. Intanto ricordiamo, con sincera approvazione, i moti di contestazione che contro la didattica a distanza si stanno sviluppando presso gli studenti di tutta Italia, giustamente indisponibili a lasciare sì che il loro futuro venga reso mutilo a opera di banchieri cinici e ierofanti del grande reset e del nuovo ordine mondiale.

Per quel che riguarda l’ormai sempre più centrale tema vaccinale, Mario Draghi, a sorpresa, ha addirittura prospettato una sorta di sovranismo vaccinale, per citare una formula ridicolmente impiegata, in modo lievemente variato, da quel Matteo Salvini che dopo aver combattuto l’euro e l’Unione Europea si trova ora in prima linea a sostenere entrambi nella figura dell’ex Goldman Sachs Mario Draghi. Quest’ultimo ha sostenuto che, qualora dovesse mancare il giusto sostegno dell’Unione Europea, allora l’Italia procederebbe motu proprio, indipendentemente, nella procedura di vaccinazione e di reperimento dei vaccini. Insomma, quando si tratta di vaccinare e di garantire il business dei colossi del Big Pharma, perfino il sovranismo può essere una strada percorribile. Draghi ha altresì insistito sulla grande sfida della pandemia e sulla necessità di uscirne, definendo insidioso il virus, che ormai da un anno viene altresì qualificato come “nemico invisibile”. Anche in questo caso, non è da escludere a priori che si tratti della solita logica dell’asino e della carota: come a dire, italiani, sopportate le restrizioni, anche quelle più dure come il lockdown, per poter riaprire un domani che viene sempre rinviato, appunto, a domani.

Non stupisce, naturalmente, che il governo di Mario Draghi, ormai punto di riferimento planetario per il liberismo egemonico, mai menzioni la questione, pur decisiva, della sanità pubblica e dell’esigenza di potenziarla, in specie alla luce dell’emergenza epidemiologica che da un anno flagella l’Italia e l’Europa. L’hanno inteso anche i bambini: per i pretoriani dell’ordine neoliberista, il teorema secondo cui “la salute viene prima di tutto” vale solo quando si tratta di convincervi a subire le limitazioni di libertà e le compressioni di diritti; non vale invece mai, allorché si tratta di potenziare la sanità pubblica e di implementare il personale ospedaliero, cioè di operare realmente per tutelare la salute. Come non mi stancherò di ribadire, la situazione è tragica ma non seria: manca completamente, allo stato dell’arte, una opposizione che prospetti una visione altra delle cose rispetto a quella del blocco oligarchico neoliberale di cui Mario Draghi è espressione e rispetto al quale le destre bluette e le sinistre fucsia sono stampelle ogni giorno più pavide e insignificanti.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro