Trenta tra i principali banchieri del mondo, tra cui il Presidente Mario Draghi, scrivevano tre mesi fa le future politiche economiche nel documento “Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid“.
I trenta banchieri affermano: “Le risposte iniziali a queste questioni erano aiutare chiunque e dare finanza attraverso il debito“. E cosa c’è di male?
Cosa c’è di sbagliato nell’aiutare chiunque ne abbia bisogno da parte di un Governo? Per loro non va bene.

Cosa si intende per “misure a lungo termine”?

I politici”, scrivono, “ora devono prendere in considerazione azioni come l’allocazione di risorse finite del Governo nel contesto di una recessione potenzialmente prolungata“, cioè loro sanno che il coronavirus durerà per anni. Probabilmente oltre che banchieri sono virologi.
Difatti questo documento parla di “lungo termine“, che in economia vuol dire da cinque anni in su.
E continuano, “occorre minimizzare i costi di lungo termine delle politiche e delle iniziative“.
Non solo, perché a pagina 14 e a pagina 16 si dice: “Perfino con le misure di mitigazione del Governo, alcuni settori non essenziali non fanno profitto“.

Quali sono i settori “non essenziali”?

Lo scrivono subito dopo: “La manifattura, i trasporti e le piccole imprese“.
Per questi signori i settori che abbiamo citato sono quindi non profittevoli. Non sono necessari per loro, anche se probabilmente le famiglie che ci lavorano la pensano diversamente. Ma a loro non importa.
La risposta iniziale dei governi al coronavirus è insostenibile“, sostengono, “l’inadeguato target del supporto porta a un livello di spesa pubblica che sarebbe insostenibile per la lunga durata dell’economia“.
Secondo l’attuale Presidente del Consiglio le risorse dovrebbero essere date ai settori “corporate“, cioè il digitale e l’ambiente; poi chi se ne frega dei piccoli settori.
Peccato che quei settori in Italia siano quelli che diano da mangiare a circa l’80% delle persone. Fate voi.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi