Didattica a distanza e lezioni in presenza: come cambiano i contagi? ▷ Il matematico Sebastiani spiega i dati

L’emergenza sanitaria sembra avere ancora presa salda sul nostro paese e, con le varianti del virus Covid -19 in circolazione, le scuole sono di nuovo a rischio chiusura. La paura, oggi, è infatti quella di riscontrare bambini e ragazzi come possibili “vettori” di diffusione del virus, proprio per i vari spostamenti verso ambienti scolastici e non.

Il matematico Giovanni Sebastiani, primo ricercatore dell’Istituto per le applicazioni del calcolo ‘Mauro Picone’ del Cnr, è sempre stato scettico riguardo la riapertura delle scuole. Ci sarebbero in proposito riscontri in ambito scientifico sull’esistenza di una relazione che lega inscindibilmente l’attività didattica in presenza e la diffusione del virus.

Ecco il suo intervento in diretta a “Lavori in corso”.

“Si susseguono sempre di più dei lavori internazionali, anche a livello italiano, che mostrano questa relazione tra l’attività didattica in presenza, non è tanto questa almeno per alcune fasce ma tutta una serie di attività che sono inscindibili da quella didattica e la diffusione del virus. Si vanno sempre sommando più articoli che mostrano che c’è questa relazione, sia su Lancet che su Science. Uno di questi comporta che passando da un’attività didattica da remoto a quella in presenza, il famoso indice Rt aumenta del 25%. Viceversa un altro studio si pone il problema dove si fa l’opposto, dalla presenza alla distanza, dove l’Rt diminuisce del 35%.

Una cosa nuova e negativa che c’è è il fatto che tutti gli studi al riguardo avevano un comune denominatore, ossia che sotto gli 11 anni non si aveva questa partecipazione alla diffusione dell’epidemia. Al momento non ci sono lavori che riguardano la diffusione con queste nuove varianti però, dalle notizie che si susseguono, io sono portato a pensare che i bambini possono veicolare in famiglia le infezioni.

E’ comunque naturale supporre che la maggior parte dei contagi avvenga al di fuori degli edifici scolastici. Però queste attività, soprattutto quelle dei ragazzi delle superiori, sono inscindibili.
Faccio una considerazione da cittadino: Una pandemia a livello continentale dovrebbe essere affrontata in modo omogeneo, noi invece stiamo in un livello addirittura a scala regionale.

Per quanto riguarda la campagna vaccinale, la Comunità Europea avrebbe dovuto imporre o trovare le strategie adatte affinché le case farmaceutiche dall’inizio avessero fatto la sperimentazione gradualmente. Anche sulle fasce che riguardano i ragazzi. Invece adesso la sperimentazione viene fatta dagli Stati”.