Il calcio, lo sappiamo, a Roma è cosa seria. Una passione rara sia per i colori giallorossi che biancocelesti. Uno spirito di venerazione rispetto alla propria maglia. Un’unione che oltrepassa dagli spalti dell’Olimpico e sfocia per tutta la Capitale. Sarà anche questo che rende esigente e delicata la “piazza romana”. Lo hanno visto bene i dirigenti di una delle due squadre della città, la Roma, che negli anni sono stati sottoposti a pressioni non indifferenti e a diversi cambiamenti nell’organigramma della società.

Tra gli ultimi direttori sportivi della Roma come non ricordare Walter Sabatini e Monchi. Due modi diversi di intendere e interpretare il loro lavoro, entrambi passati da Trigoria. Chi ha avuto il piacere di operare sia con il primo che con il secondo è Federico Balzaretti che, ospite in studio di Ilario Di Giovambattista, Enrico Camelio e Francesco Di Giovambattista, ha tracciato un giudizio sui due ex colleghi in giallorosso.

Ecco il parere di Federico Balzaretti a “Food Sport”.

“Faccio una premessa: di Walter per me ce n’è uno solo. Cioè di Sabatini nel calcio ce n’è uno solo. Perché la capacità di riconoscere il talento, quell’intuizione, quella bravura nel saper fare tutto questo è straordinaria. E’ una cosa clamorosa, che ha del paradossale. Io gli andavo sempre a parlare e gli dicevo: ‘Walter, ma come cacchio lo hai visto?’. Io non ci arrivo a vedere quello che vedi tu. Per cui il metodo Walter è unico, è straordinario.

Il metodo di Monchi era più analitico sui dati ed era più bravo di Walter nell’organizzazione, in tutto quello che era più aziendale. Walter aveva un modo di lavorare clamoroso, dove magari era più estroso”.