“Rischiamo di non aprire più: il mondo non può pensare di fare a meno del teatro” ▷ Parla l’attore Giampiero Ingrassia

Il Ministro della Cultura Dario Franceschini tramite un tweet ha espresso pubblicamente il desiderio di voler riaprire cinema, teatri e sale da concerto. Il Ministro, dalla data del 27 marzo, ipotizza così di ridare vitalità e speranza a quella fascia di cultura che, in questa situazione di emergenza sanitaria, è rimasta spesso ai margini.

Troppe volte si è parlato, riferendosi alla cultura, di “attività non essenziali“, relegando il teatro e i settori socializzanti del paese a attività di Serie B da accantonare momentaneamente. In fondo “ci fanno divertire”, ma non vivere.
Una verità universalmente accettata che contiene però alcune falle evidenti, come il fatto che il teatro (e la cultura in generale) siano in effetti alla stregua di un’industria, che dà lavoro alle persone. Senza dimenticare – o sottovalutare – che parliamo del cibo dell’anima e della mente, da tempo ormai in digiuno totale.

Ne abbiamo parlato a “Lavori in Corso” con l’attore Giampiero Ingrassia. Sentite cosa ci ha detto in diretta.

“Proprio per chi vive di teatro come me bisogna andarci con i piedi di piombo. Va bene questa notizia ma bisogna vedere come siamo messi. Inutile fare i biglietti nominali, le mascherine obbligatorie quando poi in giro salgono i contagi: quindi magari si riapre il 27 e si richiude il 29? Sarebbe uno stillicidio. Ben venga una cosa del genere, ma non mi fido molto.

Vaccinarsi si deve, però bisogna farlo con un certo criterio. Se non si ha una direttiva vera e propria per chi deve essere vaccinato diventa un carnevale e si rischiano vite.

Intorno al cinema si sa, intorno alla televisione si sa, ma anche intorno al teatro girano tantissimi soldi. E’ un’industria e sono centinaia di anni che dà lavoro alle persone e produce denaro. Se la gente pensa che tutto questo non sia un’industria e che il mondo possa fare a meno del teatro è terribile. Il teatro, bene o male, è cultura.
E’ vero che non si campa di cultura? Non lo so. Io faccio solo teatro e fino a oggi c’ho campato.

Pensate ai produttori di spettacoli o ai direttori di teatri che comunque pagano l’affitto e gli altri costi. Il teatro campa se sta aperto un’intera stagione e vende biglietti, ma mesi e mesi chiusi si rischia di non aprire più. Già i teatri chiudevano prima, già la gente dovevi spingerla a venire a teatro, pensate in queste condizioni.
Anche nel cinema, dietro un film c’è tanto lavoro ma bisogna anche essere rimborsati di questa cosa, è un serpente che si morde la coda”.