Al termine di una giornata caratterizzata dal primo intervento in Parlamento del nuovo Premier Mario Draghi, l’ex banchiere di Bce e Banca d’Italia ha ottenuto la fiducia dal Senato con 262 voti a favore e 40 contrari. Una larghissima maggioranza, della quale però non fa parte il senatore Gianluigi Paragone, che nelle battute finali della seduta di ieri è intervenuto in dissenso dal gruppo Misto e contro Mario Draghi.

Signor Presidente, «al posto degli uomini abbiamo messo i numeri e al posto della compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo messo l’assillo dei riequilibri contabili»: queste erano parole di Federico Caffè. Sono parole che ritornavano costanti nella predicazione dell’economista pescarese. Lei ci ha provato oggi a fingersi sociale, ma tutte le sue parole, messe in controluce, rivelano la nervatura neoliberista che le ha permesso di fare carriera. Rivelano la neolingua degli «incappucciati della finanza», per usare un’altra espressione cara al professor Caffè. Lei, presidente Draghi, è uno di loro, lei è un incappucciato della finanza.

Lei ha parlato di futuro; quale? Quello che costruirete col pilota automatico, come lei ebbe a dire dimostrando un’allergia profonda verso la democrazia, che dà fastidio a tutti a quanto pare? E dove portano queste riforme col pilota automatico? Portano al trionfo delle multinazionali, della finanza che divora tutti gli spazi economici, alla sostituzione del capitale umano con l’intelligenza artificiale.

Lei si è riempito la bocca di sfida ecologiche. Abbiamo però il territorio stuprato dalle ecomafie, che parcheggiano i loro capitali nei paradisi fiscali della vostra amata Unione europea. Lei alla BCE ha visto qualcosa, o non ha visto nulla? O si è comportato come quando, da governatore di Bankitalia, MPS si prese il pacco di Antonveneta pagandola a peso d’oro sotto i vostri occhi? Il green di cui lei parla sarà un altro regalo alle economie straniere.

Il suo fanatismo insiste nel definire l’euro come una moneta irreversibile. Anche la DDR pensava che il muro sarebbe stato irreversibile, ma non fece i conti con la disperazione del popolo. Lei, con il whatever it takes, ha salvato una moneta, ma non ha riparato le sofferenze umane da questa prodotte.

Lei parla di distruzione creativa delle imprese, ma nel crinale di una crisi finanziaria, sanitaria e sociale il neoliberismo produrrà solo aumento della disoccupazione, chiusura della piccola impresa e disperazione con le banche. Ma lei è qui per questo, per completare l’opera di transizione dell’Italia, da potenza industriale mondiale a parco divertimento altrui, perché in Goldman Sachs vi insegnano questo. Lei è qui per chiudere quel processo di svendita cominciato con le privatizzazioni del Britannia, proseguito con il misterioso trucco dei suoi derivati e con il suo fiscal compact.

Lei oggi è qui per consegnare gli italiani al Mangiafuoco dei mercati; si può togliere il cappuccio, presidente Draghi. Ormai lei è il governatore dell’Italia, il Parlamento come vede è suo, con l’eccezione di pochi coerenti. Il voto di Italexit è «no»!“.