Per mesi si è discusso dell’utilità o meno del lockdown per combattere il Covid-19. Mentre l’Italia adottava alcune delle politiche più ferree di chiusura al mondo, altri paesi, come la Svezia, avevano scelto di non costringere i propri cittadini a restrizioni e regole.

Catastrofe, disastro, sciagura e rovina erano stati invocati da media e scienziati nostrani al solo pensiero – alla sola considerazione – di questa seconda strada. A leggere le prime pagine dei giornali italiani nell’ultimo anno si sarebbe potuto ipotizzare che gli abitanti della Svezia sarebbero stati spazzati via dal Covid… e invece? E invece i numeri svedesi ad oggi sono nettamente migliori dei nostri, con un numero di decessi per Covid – per milione di abitanti – nettamente inferiore: 1.553 per noi, 1.232 per gli svedesi. E se si guarda la curva dei contagi? Quella svedese è in calo, quella italiana resta stabile.

Se però prima i fautori delle chiusure si appellavano alla non scientificità del metodo svedese, adesso arriva anche la conferma di una delle università più prestigiose al mondo. Ecco cosa si legge in un recente articolo di La Repubblica: Coronavirus, “Lockdown inutile, meglio fare come la Svezia“. Lo studio di Stanford che dà ragione a Vaia“.

Continuando nella lettura viene affermato che “secondo una ricerca condotta da quattro eminenti professori dell’università californiana, la chiusura totale non è la migliore arma contro il Covid: la stessa riduzione dei casi di contagio può infatti essere raggiunta attraverso interventi meno restrittivi“.

Morale della storia? Dopo mesi di chiusure, coprifuoco, restrizioni e lockdown la situazione italiana, come era evidente dall’inizio, non è mai migliorata, anzi è rimasta una delle peggiori al mondo. Adesso la domanda è d’obbligo: perché nessuno ha mai provato a mettere in discussione l’efficacia di questa strategia?

Di questo hanno parlato in diretta a ‘Un Giorno Speciale’ Fabio Duranti e Francesco Vergovich.