Così titolava ieri “La Stampa”: Draghi sceglie il rigore: regioni chiuse tutto marzo e zone rosse senza sconti”. In effetti che cosa ci saremmo dovuti aspettare da uno dei più emblematici propugnatori dell’austerity neoliberista? Il discorso neoliberista, anche nella sua recente variante sanitaria, sempre ripropone i medesimi moduli narrativi e le medesime ricette: rigore, austerità, conti in ordine, colpevolizzazione dei ceti medi e delle classi lavoratrici.

E così apprendiamo ora che la linea dura del Governo euroinomane e tecnorepressivo di Mario Draghi si determinerà in concretissime misure di quotidiana negazione della libertà e dei diritti costituzionali. Ad esempio, continuerà il genocidio preordinato ai danni di ristoratori, gestori di palestre, operatori della cultura.

Tra le misure più demenziali e surreali spicca anche il divieto di fare visita a parenti e amici nelle zone dette a rischio. Per non parlare delle inqualificabile decisione di mantenere ancora per lungo tempo, tutto marzo si dice, le Regioni isolate le une dalle altre. L’aspetto più straordinario della questione è che adesso nemmeno si fa più riferimento a dati e cifre. Ormai da qualche giorno basta richiamarsi alla presunta pericolosità di varianti del virus, per potere poi giustificare misure emergenziali repressive.

La nuova normalità, di cui il Governo di Mario Draghi è in Italia responsabile attivo, comporta anche questo nuovo autoritarismo insopportabile.

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