Rovistare nelle questioni private di un vip, in questo caso un giovane e talentuosissimo calciatore: mestare e rimestare fino a trovare il torbido, che in un modo o nell’altro si fa sempre in modo di far venir fuori. Nel caso di Nicolò Zaniolo, perché è ovvio che è di lui che stiamo (ri)parlando, bisogna dire che la sua sfera privata offre qualche spunto in più a chi li cerca, ma questa non può e non deve essere interpretata come una colpa a prescindere e non dovrebbe, soprattutto, condizionare il giudizio sul calciatore e meno che mai sulle sue vicende contrattuali in divenire.

In queste righe non troverete altri accenni alle questioni private (ah ah!) di un ragazzo celebre e di una serie di persone che gli ruotano o gli hanno ruotato attorno, non meno degne di essere tutelate in qualità di individui, tra l’altro. Perlomeno per chi scrive, è un modo di onorare il minimo sindacale del rispetto dovuto a chiunque e, allo stesso tempo, di dissociarsi da chi mette la propria penna al servizio di – presunte – curiosità pruriginose e di tutta una serie di giudizi moralistici che individuano appigli in ogni particolare, anche i più risibili come un tiro di sigaretta in discoteca.

Piccola precisazione: la questione più importante non è, come potrebbe sembrare, la difesa di Zaniolo; il nocciolo della questione è la necessità di prendere le distanze dal meccanismo, dalla cosiddetta macchina del fango che si mette in moto come e quando vuole; che non porta notizie e che nulla aggiunge alle stesse: si limita a pestare il piede nella pozzanghera, in modo tale che gli schizzi arrivino il più distante possibile. C’è poco di autenticamente giornalistico, a onor del vero.

È importante, poi, rammentare a tutti, anche a noi stessi, un piccolo distinguo: un conto è essere personaggi “pubblici”, come i politici o tutti quelli che hanno responsabilità riguardanti l’interesse e i destini della collettività, perché in quel caso è più plausibile pretendere una certa linea comportamentale; un conto è essere personaggi “popolari”, come sono i calciatori, gli attori, i cantanti. Ammirati o criticati per le loro prestazioni e le loro performance, con una sfera privata che ovviamente non può essere del tutto tale ma che, persino nel loro caso, dovrebbe prevedere dei confini, delle soglie oltre le quali non è lecito introdursi e ancora meno pretendere di dare giudizi. Come se, poi, chi li dà avesse la tenuta comportamentale di Maria Goretti.

Ultima osservazione: le vicende della sfera privata di Zaniolo non sembrano così interessanti per i Friedkin; non sembrano così dirimenti per il giudizio dei tifosi. Non è che, gira gira, stanno a cuore più che altro a chi non può fare a meno di scriverne?

Paolo Marcacci