La velocità con cui il vaccino è stato elaborato prima e sperimentato poi può davvero indurre a pericoli per la salute? Su questa domanda ci si interroga non soltanto negli ambienti scientifici. Il dibattito infatti ingloba anche la politica, coinvolge l’intera opinione pubblica e riguarda un po’ tutti quelli decisi a procedere con l’iniezione.

Ma dalla comunità scientifica internazionale, che dovrebbe dettare la linea chiara su ciò che si prospetta, emerge parecchia confusione. A partire dai vaccini che in questo momento circolano in Europa: autorizzati dalle agenzie del farmaco dei vari Paesi, ma dichiarati pericoloso dai corrispettivi cinesi.

Ne ha parlato in diretta il professor Rosario Leopardi, già docente di virologia al Karolinska Institutet di Stoccolma, psichiatra e responsabile Covid di reparto dell’ospedale svedese, ospite di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Questo il parere del Prof. Leopardi a “Un giorno speciale”.

“In Cina hanno dichiarato pericoloso questo vaccino”

“Il vaccino, a tutti gli effetti è un vaccino sperimentale. La fase 3 non è stata conclusa, ma è stata soltanto iniziata in fase preliminare. In seguito alla pressioni dei vari Governi, le agenzie del farmaco delle varie nazioni si sono affrettate a farlo passare. E’ questo è un problema per tanti motivi.

Ma che l’informazione sia in mano alla politica è dimostrato da tutta una serie di fatti. Cioè mentre l’agenzia del farmaco europea ha accettato i dati delle Pfizer e l’Fda ha fatto la stessa cosa, l’omologa agenzia cinese ha dichiarato che questo è un vaccino potenzialmente pericoloso.

Abbiamo a che fare con una situazione in cui la politica si è sostituita alla scienza. Se io, esponente dell’equivalente dell’istituto superiore di sanità cinese, dico che questo è un vaccino potenzialmente pericoloso, un’agenzia che dirige oltre un miliardo di persone avrà un minimo di attendibilità”.

“Se dico queste cose in Italia, mi buttano fuori dall’ordine”

“Io in questo momento sto ricevendo dei messaggi da colleghi medici che mi dicono: ‘è richiesta una dichiarazione di assenso/rifiuto. In caso di rifiuto la Usl prenderà provvedimenti’. Un altro collega mi dice: ‘se in Italia io dico queste cose mi buttano fuori dall’ordine dei medici’. Questa è la situazione di paura.

Mi sia consentita una precisazione: se questa intervista andasse in onda con i sottotitoli in Svezia, io non rischierei nulla. Vi sto dicendo semplicemente come stanno le cose”.