La campagna vaccinale in Italia ha preso il via tra le polemiche. A far maggiormente discutere sono stati da una parte il rifiuto di alcuni operatori sanitari per sottoporsi alla somministrazione, dall’altra i primi ritardi nella distribuzione, soprattutto se i dati del nostro Paese vengono paragonati con il resto d’Europa.

Oltre che a una denunciata disparità di trattamento a livello comunitario, i bassi numeri italiani si possono anche giustificare con un ritardo nelle vaccinazioni rispetto a tutte le fiale consegnate. Quando è passata più di una settimana dal Vax Day del 27 dicembre, infatti, sono state somministrate finora in Italia oltre 122.500 dosi del vaccino contro il Covid, delle circa 480mila consegnate finora nella Penisola: circa il 25%.

E con una percentuale del 55,6% delle vaccinazioni rispetto alle dosi consegnate, quindi di gran lunga superiore al tasso nazionale, il Trentino risulta primo in Italia. Per commentare l’andamento della campagna nel territorio, Stefano Molinari e Luigia Luciani hanno intervistato il presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti.

Queste le dichiarazioni del Presidente Fugatti rilasciate a “Lavori in corso”.

“La nostra strategia sui vaccini”

“Noi siamo una realtà piccola, quindi la gestione è più flessibile. Però devo dire che le nostre strutture sanitarie sono state puntuali nell’organizzazione.

Abbiamo voluto fare le somministrazioni su tutte le nostre valli. Non siamo andati solo negli ospedali centrali a fare somministrazioni, ma anche nelle case di riposo collegate a questi ospedali.

Questa è stata una scelta anche volutamente strategica, nel senso che abbiamo voluto dare importanza a tutto il territorio.

Noi vogliamo dare interesse, oltre che al personale sanitario e alle Rsa, anche a tutto il mondo del volontariato legato alla parte sanitaria e anche al mondo scolastico”.

“Così riapriamo le scuole il 7 gennaio”

“Noi il 7 riapriamo tutte le scuole, più le superiori, con il 50% in presenza. Sul tema delle scuole il Trentino è stato l’ultimo a chiudere le scuole e siamo stati gli ultimi a fare la Dad.

Unendo al trasporto pubblico, l’utilizzo degli autobus privati crediamo di riuscire a mandare a scuola il 50% degli studenti. Poi per il 75% dipenderà dal livello del contagio e dalla capacità organizzative”