Il 2020 volge al termine, è tempo di bilanci: esattamente un anno fa giungeva in Italia la notizia di un virus potenzialmente molto pericoloso che stava prendendo piede nella sconosciuta Wuhan, in Cina.

12 mesi dopo, parole come coronavirus, Covid, lockdown, distanziamento, mascherina e autocertificazione, sono ancora protagoniste indiscusse di prime pagine e notiziari.

In chiusura totale, per la seconda volta dopo marzo, l’Italia guarda al nuovo anno con terrore: cosa è stato fatto perché la nazione possa riprendersi economicamente e a livello sanitario per la prossima stagione?

Il coronavirus ha fatto venire a galla tanti, troppi limiti del nostro paese. Uno su tutti, secondo il Prof. Enrico Michetti, l’inefficienza di una classe politica impreparata non solo per affrontare una calamità di questa portata, ma anche e soprattutto incapace di gestire le cose più semplici.

Ne ha parlato con Stefano Raucci in diretta: ecco il video della sua intervista.

“Questo virus sta coprendo le magagne di un paese e di una classe dirigente che non sa dare una prospettiva. Io vedo un’assenza di visione per cui si sta cercando probabilmente di giustificare questa assenza totale della politica attraverso una esagerata descrizione di quanto sta accadendo per quanto riguarda il Covid.

Il Covid esiste, è un problema, ma la vita è continuata anche in altre circostanze. Con il Colera, la Spagnola, il Morbillo, la Poliomelite… Tante patologie funestano il mondo quotidiano. Si continuano a vendere le sigarette in ragione di una libertà che si consente ai cittadini nonostante abbiamo 40mila tumori l’anno. È uno Stato che si sta coltivando, a me sembra, l’esistenza di questa pandemia per coprire altre magagne più serie. Però nel frattempo ci stiamo indebitando in una maniera macroscopica. Io sono molto preoccupato.

Sapete quando saranno i veri dolori del paese? Quando arriverà il dopo-Covid: non sarà come il dopoguerra, che è stato ricostruzione reale del paese. Allora veramente combatterono la fame. Come? Hanno creato lavoro. In quel periodo partirono dai paesini per dare un futuro ai figli, ma c’era qualcuno che aveva disegnato una prospettiva!”