Tre Governi in tre anni: è questo lo scenario che si potrebbe prospettare dopo il passaggio in Parlamento della crisi politica. Il Premier Conte ha già ricevuto ieri alla Camera la fiducia di 321 deputati, superando anche di qualche unità la soglia della maggioranza assoluta fissata a 316. Oggi al Senato la situazione potrebbe proseguire sulla stessa linea con l’esecutivo che manterrebbe un vantaggio sull’opposizione, seppur risicato. Ma non si escludono sorprese né a favore di Giuseppe Conte, né a favore di Matteo Renzi.

Quello che invece sembra già certo è che il Governo si prepara a cambiare forma per il terzo anno consecutivo: il giallo-verde tra M5S e Lega, il giallo-rosso tra M5S, PD, LeU e Italia Viva e adesso il giallo-(indefinito) tra M5S, PD, LeU, con l’aggiunta di una nuova componente parlamentare. Il fattore che più colpisce in queste trasformazioni e la costante pentastellata, che nel 2018 si era presentata davanti gli elettori con un programma all’insegna della lotta alla casta e agli “inciuci”.

Come si può giustificare una metamorfosi di questo genere? Cosa ne sarà della crisi politica in atto? Ne hanno discusso il professor Enrico Michetti e Fabio Duranti, insieme a Francesco Vergovich, a “Un giorno speciale”.

Duranti: “E’ l’ennesima comica all’italiana”

“Si sta per compiere l’ennesima comica all’italiana, di un Governo che sta per ottenere una conferma del suo status. Perché lì c’è il 34% dei parlamentari, diciamoci la verità, che se dovesse tornare a casa chiederebbe il reddito di cittadinanza. Mentre adesso stanno su una poltrona dorata a decina di migliaia di euro al mese. Ma figurati se quelli fanno cadere il Governo, è ovvio che non lo fanno. Non c’è più il concetto di responsabilità, quella vera. I voltagabbana, gli infami, adesso sono diventati costruttori.

E’ ormai evidente che ci troviamo davanti a una truffa ai danni del Paese, ai danni degli italiani. Ci troviamo al Governo un signore che fino a due anni fa non conoscevamo e che tiene le briglie di questi poveri disgraziati. E’ uno scempio della nostra Costituzione, dell’etica, della dignità, della politica. La gente che aveva votato i 5 Stelle con il 34% dei voti non aveva votato il PD, aveva votato un partito contro quelle regole, contro quel tipo di ideologia. E addirittura ora bisogna fare un pastrocchio per tenerlo in piedi. Il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica è reale, obbligatorio?”.

Michetti: “Manca il potere di revoca da parte del popolo”

“In questo giorno tra le chat c’è un tema dominante: vengono rappresentati leader politici che prima dicono una cose e poi l’esatto opposto. E’ come se il Governo fosse una scatola vuota e a seconda della convenienza tu introduci qualcosa. Qui c’è un deficit della Costituzione. Quando il rappresentante del popolo non rappresenta più il popolo, si crea un trauma all’interno del rapporto rappresentante-rapporto. Quello che manca è l’introduzione di un potere di revoca da parte del rappresentato, ossia del popolo, nei confronti del rappresentante, ossia del parlamentare, che ha disatteso quello che era il mandato e il programma manifestato.

Il presidente della Repubblica non si può muovere finché c’è una maggioranza all’interno delle due Camere. Basta che in una delle due la maggioranza va sotto e a quel punto il Presidente della Repubblica dovrebbe chiamare il Presidente del Consiglio e decidere con lui se proseguire o meno. Lo dice la Costituzione: il Governo deve garantire la buona amministrazione. E se tu non hai i voti per farlo tu in quel momento stai in una situazione di crisi. Con la maggioranza relavita il Presidente della Repubblica chiama il Premier per farlo dimettere”.