C’erano una volta i conflitti d’interesse e la sovranità popolare. C’erano, una volta. Adesso sembrano non esserci più.
O meglio, sembrano aver mutato nome, sotto le spoglie di “top manager”.
Muta il nome, sì, ma non la sostanza, perché come dice il Direttore della Gazzetta amministrativa Enrico Michetti, si tratterebbe in realtà di un ruolo e un metodo di nomina vecchio come il mondo.
Colao & Co. sarebbero allora più vicini che mai a un cortigiano della famiglia fiorentina De Medici che a dei collaboratori ministeriali, ma inesorabilmente lontani dall’interesse pubblico.

E’ così, secondo Michetti, non per un’ideologia sposata a prescindere, ma per la definizione stessa di Stato come l’entità esistente più lontana ad un’azienda: la priorità è alle esigenze del popolo, non ai bilanci.

L’emergenza coronavirus ha visto in qualche modo cambiare l’assetto democratico italiano, spostando la bilancia verso l’assetto aziendale: trecento in meno in Parlamento in seguito al referendum, centinaia in più “dietro” ai politici. Tirando le somme, meno rappresentanti scelti dal popolo, più top manager ed esperti su nomina esclusiva del premier Conte.

E’ così, leggete i Dpcm“, dice Michetti.
Già perché negli ormai celebri decreti monocratici ci sarebbero decine di nomine destinate all’amministrazione pubblica provenienti dal mondo privato.
Giusto o sbagliato? Per Michetti non solo sarebbe una forzatura della Costituzione (che nel primo articolo promana la sovranità popolare) ma anche un insanabile spreco, di fronte a tante saracinesche abbassate che forse rimarranno tali.
Il suo intervento ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Innanzitutto il manager è l’archetipo di una professione diversa dalla politica. Lo Stato non è un’azienda. Lo Stato non ha finalità di lucro. Ha scopi diversi.
Anzi, se l’azienda avesse le mani libere sul potere tecnico, amministrativo e contabile dello Stato sarebbe in perenne conflitto d’interesse.
Nella storia, da Churchill, a De Gaulle, a Pericle, a De Gasperi, a Togliatti, a Gramsci, a Pertini, a Pannella, ad Almirante, chiunque si sia dementato nella cosa pubblica, non era un manager proprio perché questo persegue finalità diverse.

A meno che non si vuole fare una consorteria di faccendieri che cullino gli interessi di una corte, allora è un altro discorso.
Questo lo si fa nelle dittature, nelle monarchie. Si creano delle corti al di fuori dell’elezione popolare: il popolo viene fatto fuori, per cui tu togli 300 parlamentari eletti dal popolo e prendi 300 tecnocrati nominati dal governo.
Questi manager dovrebbero fare gli interessi del popolo seguendo una procedura privatistica. E’ chiaro che non faranno mai l’interesse del popolo. Sono perfetti sconosciuti nominati da un signore che non ha potere di legittimazione sul popolo.

Quando si è al potere c’è una fase di delirio di onnipotenza. L’abbiamo visto con Renzi, con Berlusconi.
Questo perché se non si hanno radici valoriali forti questo potere dà alla testa.

Leggete bene i Dpcm: nei Dpcm ci sono centinaia di nomine di soggetti che vengono dal mondo privato introitati dal mondo della pubblica amministrazione dietro pagamento di decine di migliaia di euro.
In periodo di Covid non più dare a un esperto 30mila euro al mese, non è dignitoso. Perché se tu cammini per la strada e vedi le saracinesche chiuse, pensi che dietro ad ogni saracinesca c’è una sofferenza profonda di qualcuno che non sa come raggiungere il domani, cosa mettere sul piatto del figlio.

La pubblica amministrazione è fatta già di tre milioni di persone e fior fior di esperti. E tu li fa da parte per mettere soggetti del settore privato che probabilmente fanno parte della “corte”, degli amici degli amici.

Dovete sapere che ogni parlamentare, stipendio a parte, ha anche circa 60mila euro l’anno da utilizzare per dei collaboratori. Questi possono essere degli esperti o dei segretari, per cui già lì c’è una massa enorme, gigantesca, di esperti deputati ad ausiliare la politica. Abbiamo esperti su esperti già strutturati, per cui non ci sarebbe bisogno di nessuno.
Allora mi spiegate perché ogni giorno viene emanato un Dpcm che nomina decine di persone come esperti?
Qua si vorrebbero sostituire i ministri con i manager, ma se il ministro ha bisogno della badante si dimetta! O c’è il ministro o c’è il manager.

Si stanno inoltre alterando le regole fondamentali di una democrazia, ossia l’articolo 1 della Costituzione: il potere è in capo al popolo, la sovranità è in capo al popolo, il popolo ha persone che lo rappresentano e gli dà un mandato.
Sennò un monarca avrebbe deciso senza consultare nessuno i propri cortigiani.
Si stanno forzando le norme con una presunta legittimità, ma ricordatevi sempre che quando si forzano le norme, il sistema esplode.

A quel punto o ci sono le forze in grado di rimetterlo in piedi, o altrimenti si scivola inevitabilmente verso i regimi totalitari“.