Un pomeriggio di pioggia e freddo, con qualche curiosità in mezzo e il sorriso di un ragazzo che se lo merita: Tommaso Milanese bagna con il gol, bello e perentorio, il suo utilizzo dal primo minuto in Europa.

Una Roma “laboratoriale” più che sperimentale, definiremmo per inquadrare il criterio delle scelte di Fonseca abbinate alle necessità di formazione e rotazione.

Vincono i bulgari, alla fine, anche con merito: il risultato lo arrotondano per un clamoroso concorso di colpa di Fazio, il quale esibisce una supponenza allucinante per mezzo di un passaggio in orizzontale effettuato senza guardare, senza ascoltare, senza pensare, anche. Queste sono le cose che fanno arrabbiare un allenatore, indipendentemente dall’importanza dell’impegno o della posta in palio. A maggior ragione quando queste cose le compie un esperto ex titolare che dovrebbe aver interesse a risalire la gerarchia.

Il ginocchio di Smalling ha girato per tutto il secondo tempo: vediamo al rodaggio come e se farà seguito l’usura. Schierarlo a Bologna sì, ma solo se completamente recuperato: queste le valutazioni di Fonseca in prospettiva.

Un applauso a Pedro, un sacco pieno di trofei come quello di Babbo Natale ma un livello agonistico e d’impegno ben sopra al minimo sindacale: non si diventa e non si resta, soprattutto, campioni così a lungo per caso.

Bene Mayoral per fame realizzativa e per come ha fatto sentire il proprio peso in area, a cominciare dalla giocata stile Dzeko (sottovoce) in occasione della palla servita a Milanese.

Il dente la Roma se l’è tolto; il tabellino non conta nulla e non fa nemmeno male, ora cominciano gli interrogativi per la formazione da allestire a Bologna. Troppo importante riprendere il passo, per la classifica e per il trend di risultati che deve mantenere i giallorossi agganciati al treno.

Paolo Marcacci