Nel caos generale, o presunto tale, l’Atalanta si fa il miglior regalo che avrebbe potuto farsi, battendo l’Ajax e regalandosi gli ottavi di finale.

Ottavi che con ogni probabilità presenteranno un accoppiamento di lustro e col fascino di una partita a cui ormai però dobbiamo considerare la Dea più che abituata.
L’Atalanta non è più una sorpresa. Né della Serie A, né della Champions. E non deve fare l’errore di ritenersi tale sbrogliando la difficile situazione Gasperini-Gomez con la malsana idea di rinunciare a uno dei due.

C’è ovviamente da precisare che nel polverone del caso ben poche verità sono affiorate. Troppo poche per sbattere in prima pagina con certezza il commiato nel mercato di gennaio di uno dei due pilastri della dea.
Esattamente. Pilastri.

Uno perché si rende irrinunciabile in campo anche dopo aver avuto un presunto litigio furioso col proprio allenatore, l’altro per aver sbloccato il match contro i lancieri in casa loro (ogni partita fa storia a sé, ma il Liverpool ha portato a casa il medesimo risultato poco più di una settimana fa).
E’ grazie a un’intuizione del Gasp, quella di un allenatore impareggiabile nel leggere la partita, che Muriel può subentrare a un generoso Zapata e battere Onana quando scocca il minuto ’85.

E’ meglio l’Atalanta rispetto alla gara d’andata, è peggio l’Ajax, la cui partita è riassumibile in un’azione potenzialmente fatale per i bergamaschi al ’68: passaggio orribile di Djimsiti a Gollini: troppo corto per il portiere, ma perfetto per Tadic.
Appoggio al bacio a porta sguarnita, ma Huntelaar è già a terra reclamando un rigore che non è folle non fischiare, e nemmeno da eretico assegnare.

Huntelaar grazia la Dea e la manda agli ottavi: un risultato che potrebbe essere un elisir di lunga vita non solo per la stagione in corso, ma anche per la frattura di spogliatoio che non piace a nessuno, men che meno ai tifosi.
Ora tutti ad aspettare il sorteggio, inoltrando a Gasp e Papu il messaggio di chi ama la Dea: “Insieme abbiamo scritto la storia, uniti conquisteremo la gloria“.
(Popolo nerazzurro dixit).