Le geografia del virus rimpicciolisce le cartine, che vedono interessare più le regioni che gli Stati nazionali.
E’ questo il “cult” delle soluzioni per fronteggiare la seconda ondata di coronavirus in Italia: diverse ipotesi sul tavolo del Governo, tra le quali i lockdown locali, ma anche lo ‘stop & go’, idea dell’ultim’ora che prevede chiusure a intermittenza di settimana in settimana.

Una ricetta giusta, comunque, non c’è: solo scelte dolorose. A sostenerlo il Professor Roberto Cauda, Direttore di Malattie Infettive presso il Policlinico Agostino Gemelli, che a ‘Lavori in Corso’ ha spiegato che non esistano scelte universali, ma solo decisioni modulate in base alla situazione.
Questa la difficoltà principale per politici e CTS, fare i conti con un virus con queste caratteristiche implicherebbe – sostiene Cauda – cambi di rotta, visto e concepito che di settimana in settimana può cambiare tutto.
Lo vediamo con il Lazio, dove c’è addirittura una flessione dei contagi nelle ultime 48 ore, a fronte di un’Italia che assiste al rialzo in massa delle infezioni.
Il punto della situazione del Prof. Cauda a ‘Lavori in Corso’

In Cina stanno vaccinando in massa, hanno vaccinato membri delle forze armate, così come in Russia. Ci sono anche vaccinati in Italia di cui abbiamo sentito parlare. Per fermarci al vaccino che ci riguarda un po’ più da vicino, c’è un’industria italiana coinvolta: il vaccino dell’Università di Oxford.
Nel mondo ci sono più di 30mila cacciati, quindi la ragazza cinese fa notizia non perché venga dalla Cina, ma perché il vaccino Covid fa fortunatamente notizia. Io spero che diventerà la regola che chi vorrà sarà vaccinato.

Ci sono almeno 4-5 vaccini che consistono nel “virus inattivato”, un po’ la metodologia del virus influenzale: hanno preso l’intero virus, l’hanno inattivato e riniettato. E’ una modalità tra le più semplici ma non è detto che sia inefficace. Il virus – come per quello influenzale – non si dovrebbe prendere. E’ chiaro che la certezza al 100% non c’è mai, ma nel virus dell’influenza siamo a un’efficacia dell’80%.

Capitolo contagi

A Roma c’è una ripresa fondamentale rispetto alla primavera scorsa, cioè, mentre nella primavera scorsa il lockdown ha presentato un relativamente preservato centro-sud, con il contagi che è rimasto concentrato in Lombardia e nelle regioni del nord Italia, in questa situazione – il caso Campania è eclatante – c’è una diffusione su tutto il territorio nazionale. L’Rt ormai è al di sopra di 5 anche al livello nazionale.
Per quanto riguarda il Lazio la situazione è migliore sotto molti aspetti, per esempio il bollettino di oggi indica una flessione di casi anche se dall’assessorato fanno giustamente sapere che è troppo presto per dare indicazioni.

Su base settimanale ci sono dati interessanti: la crescita dei ricoveri in terapia intensiva è minore rispetto ai giorni passati, l’andamento dei ricoveri in ospedale si mantiene elevato ma non ha più dei picchi.

In questo momento ci sono differenze importanti tra regione e regione. Queste differenze probabilmente pesano meno di quanto non abbiano pesato nella prima ondata, ma questa è la mia personale opinione. La chiusura tra regioni non avrebbe lo stesso effetto o la stessa efficacia che ha o avrebbe avuto nel marzo-aprile scorso perché bene o male tutte le regioni sono colpite, quindi cercare di preservarne una perché è meno colpita rispetto a un’altra, sì, forse si può tentare, ma l’impatto sarà sicuramente minore che nel passato“.


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